Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Lectio magistralis di Mura, il velista che ha battuto gli invincibili francesi

Fonte: L'Unione Sarda
20 maggio 2016

UNIVERSITÀ. Nell'aula magna della Cittadella

 

Il suo primo fan è Andrea Loviselli, endocrinologo, docente dell'Università. È stato proprio il professore a sponsorizzare la lectio magistralis di Andrea Mura, 52 anni, cagliaritano, velista di fama internazionale, che ieri pomeriggio, nell'aula magna della Cittadella Universitaria di Monserrato, ha raccontato la sua storia di uomo di mare e di sport. La platea, composta in prevalenza da studenti del corso di Scienze motorie, è stata attenta, ha seguito ogni parola di Mura e non ha staccato gli occhi dalle slide che hanno accompagnato la lezione. «Questo incontro - aveva premesso Loviselli - ha funzioni didattiche». E aveva ragione. Il velista, vincitore nel 2010 della Route du Rhum, regata transoceanica sino ad allora appannaggio degli equipaggi francesi, ha raccontato la sua vita, praticamente un tutt'uno con il mare e la vela.
Figlio e nipote di velisti, Andrea ha cominciato presto a capire quale sarebbe stato il suo futuro. «Ho fatto anche il randista sul Moro di Venezia nel 1992 - ha detto - oltre ad altre cose. L'approccio all'oceano è arrivato molto tempo dopo, ho dovuto rivedere tanto nel modo di intendere e di affrontare il mare». Le immagini che scorrono sul grande schermo dell'aula lo ritraggono intento a preparare “Vento di Sardegna”, la sua imbarcazione con i quattro mori in bella evidenza sulla prua. Avvitare bulloni, collegare fili elettrici, controllare ogni minimo dettaglio («in mare basta che si rompa un tubicino da due euro e hai finito la gara, buttando mesi di lavoro e investimenti importanti»).
Ecco, il primo punto di partenza: rigore nella preparazione. Che è richiesta anche a chi, tecnicamente, deve occuparsi di realizzare i singoli pezzi da assemblare. «Quando mancavano alcune decine di miglia per arrivare a Pointe-a-Pitre, nelle Guadalupe, una vela si è rotta finendo sotto la barca. Ero indeciso se indossare la muta e immergermi per risolvere il problema. Ma il vento favorevole e la barca che sembrava scivolasse sull'acqua, mi hanno fatto desistere. Alla fine è andata meglio così». Gli inconvenienti sono sempre da tenere in conto perché in mare non ci sono cantieri per le riparazioni. E Andrea Mura lo ha imparato molto bene.
«Cosa pensa della America's Cup?», chiedono dal pubblico. «La seguo, non potrei non farlo, ma oggi è solo business e tecnologia dove l'uomo conta solo per 30 per cento, e forse sto esagerando. A me rimane una visione ancora romantica del navigatore. Mi piace, com'è accaduto poco fuori da Gibilterra, che un centinaio di delfini seguano la barca e mi accompagnino in alto mare per 4 o cinquecento miglia. Ci si sente meno soli». Applausi convinti per lo sportivo, apparso piuttosto emozionato nella veste, anche se per un'ora, di professore. ( v. f. )