Mulinu Becciu
«Siamo costretti a respirare diossina, sostanza tossica. Non è giusto: questo abuso deve finire». È la protesta del comitato “No diossina” di Mulinu Becciu, formalizzata in una lettera inviata al Prefetto, ai sindaci di Cagliari e di Selargius, ai carabinieri a al Corpo forestale. Una lettera aperta con ben 329 firme (c'è anche quella del parroco della Madonna della strada, don Emanuele Mameli) per sensibilizzare le istituzioni davanti a una situazione sempre più allarmante causata dal campo nomadi abusivo sorto accanto alla motorizzazione civile. «Nel luglio di tre anni fa è stato sgomberato il campo rom sulla 554», spiega Antonio Guerrieri del comitato, «dopo una lunga battaglia. A un periodo iniziale di tranquillità sono riprese le combustioni di materiale tossico. La sensazione, dispiace ammetterlo, è che le istituzioni non sappiano cosa fare. Così, noi abitanti di Mulinu Becciu, ma anche i vicini di quartiere di Su Planu, siamo costretti a respirare diossina». La richiesta del comitato è chiara: «Lo Stato e chi lo rappresenta non può abdicare al proprio dovere di far rispettare la legge e difendere la salute dei cittadini». (m. v.)