Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Il parco colorato dal popolo rosa

Fonte: L'Unione Sarda
16 maggio 2016


 

 

Lello Caravano

S i sono distribuiti tra Cagliari e Quartu, nella casa comune del parco regionale di Molentargius. Due grandi concentrazioni di nuvole rosa quasi al centro della città metropolitana: non meno di diecimila esemplari. La prima colonia, forse la più spettacolare e numerosa, è a poche centinaia di metri da via Mercalli, diventata negli anni una strada a scorrimento troppo veloce. Ma i fenicotteri - ormai lo sappiamo - sembrano incuranti del traffico e del caos cittadino.
L'ARGINE-CASA Hanno scelto di nidificare anche sull'argine lungo due chilometri e largo un metro (ristrutturato due anni fa dal parco nel bel mezzo del bacino evaporante, era completamente sommerso), un riparo di pietre e terra senza il quale la fabbrica del sale non potrebbe avere una seconda vita. Quella barriera ricostruita è necessaria per far ripartire l'attività di raccolta dei granelli bianchi ferma da trent'anni, un sogno che la maggior parte dei cagliaritani continua a coltivare nonostante le lungaggini e il disinteresse di chi dovrebbe occuparsi della faccenda. È proprio lì, nel bacino del Bellarosa maggiore, che comincia ad aumentare la densità delle acque: dalla prima evaporazione nei vari passaggi si arriverà alla precipitazione del sale nelle vasche salanti. È come se i fenicotteri avessero voluto mettere il becco in un dibattito che rischia di essere annoso e ricordarci che tutela della natura e produzione dei granelli bianchi non sono in contrasto, anzi possono convivere senza problemi, come accade altrove. È persino banale parlare di ennesimo miracolo. Eppure questi uccelli dalle lunghe zampe da oltre venti anni (la prima nidificazione è del 1993, sotto l'asse mediano) regalano a Cagliari e Quartu uno spettacolo unico al mondo, come testimoniano gli studiosi internazionali: da nessuna altra parte è possibile ammirare i fenicotteri che nidificano in un'area circondata da case e strade, da nessuna altra parte si può godere di uno spettacolo in diretta che normalmente si segue nei documentari televisivi dedicati alla natura.
ASILO NIDO La seconda colonia ha preso possesso del grande isolotto al centro dello stagno, ben visibile da una torretta di avvistamento. Qui “sa genti arrubbia” fa massa: un groviglio rosa di penne e zampe, uno schieramento con le uova nascoste e protette dai predatori, gabbiani soprattutto. Qualche piccolo è già nato, tra maggio e giugno ci sarà il baby-boom e l'area si trasformerà in un grande asilo nido. Lungo l'argine ricostruito, appena un metro di larghezza, si assiste invece a una fila senza fine di uccelli in equilibrio tra pietre e fango. Nelle scorse settimane hanno dato vita al rito dei corteggiamenti: spettacolari le parate di fenicotteri impettiti che muovono la testa da un lato all'altro, in un movimento frenetico, che secondo gli studiosi spagnoli è stato preso come modello dai ballerini di flamenco, non a caso questo è il nome iberico dei nostri “genti arrubia”. Le colonie sono sempre a rischio. Se attaccati o disturbati, i fenicotteri reagiscono con la fuga, abbandonando le uova. Ecco perché fanno squadra per difendersi. «La loro forza è stare uniti e fare massa», ricordava Helmar Schenk, il naturalista tedesco che ha dedicato una vita a Molentargius e lo ha fatto conoscere nel mondo. Si alternano nella cova delle uova senza distinzioni di sesso, poi quando nasceranno i pulli, la colonia dei piccoli sarà controllata da un gruppo di sorveglianti, gli altri andranno a procacciare il cibo.
UNICO ECOSISTEMA Insieme alle garzette, ai cavalieri d'Italia, agli aironi, alle volpoche, ai polli sultani, al pellicano solitario, i fenicotteri sono il simbolo di Molentargius. Di un parco regionale con orti e aree salmastre, olivi, olivastri, salicornie, case, pecore, cavalli, conigli selvatici, un depuratore. Un parco che però dovrebbe cambiare velocità e investire con più decisione nell'accoglienza e nella valorizzazione (e anche nella pulizia). «I voli tra Molentargius e Santa Gilla ci dicono che le due zone umide, pur con vocazioni diverse, sono un unico ecosistema - dice Vincenzo Tiana, presidente dell'Associazione per il parco -. Non dimentichiamo inoltre che in tutto il Mediterraneo i fenicotteri nidificano nelle saline e che la più grande nidificazione in Italia si è verificata alla Contivecchi, con oltre 25 mila coppie».
I FORZATI Come ogni anno Molentargius partecipa a Monumenti aperti. Visite guidate ai fabbricati dei primi del Novecento e alle colonie dei fenicotteri (comunque ben visibili dalla terrazza di Monte Urpinu), conferenze del geologo Fausto Pani presso la spiaggia fossile (ieri), memoria di quando il mare arrivava fino a Monte Urpinu, e dello storico Stefano Pira sul lavoro dei forzati nelle saline (oggi pomeriggio). «Non tutti sanno che le saline e Molentargius esistono perché per tremila anni qui l'uomo era presente con il suo lavoro, altrimenti senza queste opere il bacino sarebbe interrato e prosciugato - spiega il docente di Storia moderna -. La storia delle saline è stata scritta grazie alla sapienza idraulica e ingegneristica, e anche all'attività dei forzati e dei contadini comandati che, a quanto risulta dalle carte, negli anni dei magri raccolti di grano non disdegnavano di ricavare una mercede dal duro lavoro di estrazione del sale». Pira interverrà presso il rifugio dei forzati, vicino al Rollone, recentemente restaurato: una ristrutturazione discutibile, con i muri esterni intonacati e già deteriorati e all'interno le vecchie pietre scavate e cementate per fare posto ai cavi elettrici.
LA ROTTA Ci sono tante storie racchiuse in questo paradiso di acqua e canne che qualcuno anni fa voleva prosciugare. Dai tempi antichi gli uccelli rosa che si nutrono di un piccolo crostaceo (l'artemia salina, una risorsa quasi inesauribile nelle acque del bacino) continuano a percorrere la rotta storica, Spagna-Sardegna-Tunisia. E a fermarsi negli isolotti e nei vecchi argini in pietre e fango, diventati la loro casa. Se non è un miracolo.