L'allarme epatite. Nuova ordinanza del sindaco: sì alla vendita delle cozze ma soltanto in confezioni sigillate
Attorno allo stagno e lungo le sue rive allevamenti e tubazioni che scaricano dritti in acqua
Marco Mostallino marco.mostallino@epolis.sm ¦
Va bene che in un posto chiamato Merd'e cani non ti puoi aspettar profumo di gelsomini. Va bene che siamo in riva allo stagno, enclave di Elmas nel territorio di Assemini. Va bene che Asl e Arpas hanno collegato alle cozze di Santa Gilla i venti casi di “epatite A” delle ultime settimane. Cozze inquinate da E-coli, batterio delle feci. Livelli alti a febbraio, dicono le analisi, più bassi ora ma sempre preoccupanti: tanto che il sindaco di Cagliari ha emesso ieri la nuova ordinanza in base alla quale i mitili possono essere venduti «solo in confezioni sigillate, regolarmente etichettate anche al fine di verificarne la provenienza» e consumati solo dopo cottura a cento gradi. Va bene, insomma, che andiamo a Merd'e cani, però... Appena lasci l'abitato di Assemini, giri a sinistra prima della laveria nuova della Silius, accanto alla vecchia montagna di fluorite trovi subito gli scarichi fognari a cielo aperto. Acqua nera che esce da tubi seminascosti dalla vegetazione - verde di un rigoglio da cloaca - e forma canali che sboccano nello stagno, puzza da star male, spesso sgorga dalla terra come da allacci nascosti.
LA PRIMA SCONCEZZA la becchi subito in un luogo simbolo. Dietro il cartello stradale di Assemini, a venti metri dal depuratore comunale, ecco una pozza fetida creata da ben tre tubi, tutti attivi, tutti nauseabondi, con gli escrementi che galleggiano, con l'acqua nera che tracima ai bordi della laveria vecchia. Un ecosistema allagato è in questi giorni Santa Gilla. Fiumi e canali semi ostruiti dalla vegetazione, acque di scarico che di conseguenza allagano i campi, i giardini e prendono vie sotterranee: vie sconosciute agli uomini, ma solo perché le autorità sanitarie non le studiano, perché dopo l'alluvione del 22 ottobre nessuno si è premurato di liberare i canali da canne e vegetazione che fan da tappo. Duecento metri più avanti, oltre alla laveria, dalla terra risale un'acqua nera. Una laghetto sporco, diverse pozze attorno. E ai bordi, ti indica l'esperto che ti accompagna, i segni inquivocabili di un allevamento: certamente pecore, gli escrementi sono inconfondibili, ma forse anche altro bestiame. Da qui in avanti, e siamo a nemmeno cinquecento metri dalla riva dello stagno, la campagna e le cunette sono fradice di acque nere, dove naviga di tutto. Odori e cumuli di letame, pozze nere ti guidano a Santa Gilla come un faro nella notte. Nessuno ha provato che qui regni l'epatite, però il medico spiega che quella malattia che ti rovina il fegato nasce solo da batteri fecali. Acque di cloaca mischiate con le acque da bere, da allevamento di mitili, per le piante. E qui attorno ci sono campi e serre, in una idrografia sconvolta da mesi di piogge, alluvioni e incuria. E siamo in riva, finalmente, dove si affacciano tre baracche di pescatori con le barche. Scusi, ma quei cumuli di letame a pochi metri dall'acqua, chi li porta fin qui? «Il pastore - dice il pescatore - quello che sta là in fondo ». Ma non può pagare tutto lui. Perché dalle foto aeree, scopri un'altra cosa: che la fogna abusiva della laveria, si getta in acqua proprio a Merd'e cani.¦