Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

«Moltitudini senza un lavoro»: si leva la preghiera a Sant'Efisio

Fonte: L'Unione Sarda
3 maggio 2016

Nella chiesetta dedicata al martire parte l'invocazione di monsignor Utzeri 

Tradizione, cultura, religione. Domenica si è ripetuta per la 360ª volta la Festa di Sant'Efisio, la più bella della Sardegna alla quale hanno assistito migliaia di devoti e turisti. Il fresco maestrale che verso l'ora di pranzo si è fatto più fastidioso e qualche nuvola minacciosa non hanno fermato la processione e il cammino dei gruppi folcloristici arrivati da tutta l'Isola per rendere omaggio al martire. Festa doveva essere e festa è stata, tra il suono delle launeddas, le preghiere e i colori folgoranti dei costumi tradizionali. Una manifestazione allegra e gioiosa con miliziani e canti in sardo, seria e piena di pathos con la messa celebrata per la prima volta dal nuovo parroco di Sant'Anna, monsignor Ottavio Utzeri. Un mix di fede e tradizione che si rinnova con puntualità e che neanche i bombardamenti sono riusciti a fermare. Una Festa che aspetta il riconoscimento di Patrimonio Culturale immateriale dell'Unesco .
FESTA AI SALESIANI Alle 7 il grande piazzale della scuola dedicata a San Giovanni Bosco si anima. Barbaricino, logudorese, campidanese: è una babele di dialetti. Nelle aule delle scuole trasformate in spogliatoi, uomini, donne e bambini indossano gli abiti della tradizione. «Sono oltre 3.200 e arrivano da 278 Comuni», spiega Ottavio Nieddu. Sotto la sua regia lo staff guida la preparazione della parte folcloristica della Festa che procede con puntualità e precisione. Greca Maria ha due mesi, arriva da Nuxis protetta dalle braccia di papà Cristian Floris e mamma Barbara Uccheddu. «Due anni fa abbiamo partecipato con l'altro figlio Iacopo che aveva la stessa età di Greca Maria. Una richiesta? Speriamo che Sant'Efisio ci aiuti a crescerli sani, forti e onesti». Poco distante il gruppo di Sinnai con una formazione davvero particolare: «Samuele e Gabriele hanno appena sette mesi», dicono Nicolò Bene e Michela Orrù che tengono in braccio i loro due gemellini. Anche per Gianluca Espa di otto mesi è il primo Sant'Efisio. «Speriamo sia solo la prima di tante e che sia di buon auspicio», sospirano Michele Espa e Irene Rosas di San Basilo ed Escalaplano. Lina Medde, che indossa il costume tradizionale di Ghilarza, di feste ne ha visto diverse decine. «Ho 79 anni e ho vissuto i bombardamenti del '43. Sant'Efisio ci ha salvato». Don Paolo Fadda impartisce la benedizione. Subito dopo la speaker chiama i primi gruppi: «Pirri, Quartucciu, Elmas, Monserrato, Selargius, Sestu». Alle 9,20 viale Sant'Ignazio è un'immensa marea umana colorata. Lungo il percorso migliaia di persone ammirano il passaggio delle traccas e dei miliziani a cavallo.
LA PREGHIERA Le ore nella piccola chiesetta intitolata al martire sono scandite dalle messe. Alle 11 la più importante, quella che saluterà il pellegrinaggio del Santo. Il tempio è stracolmo, i confratelli e le consorelle intonano i canti in sardo, l'odore dell'incenso è inebriante. La fede e la tradizione: sembrano due mondi diversi, impermeabili. Fuori, in via Azuni, il trambusto della sfilata, dentro il silenzio e la preghiera. Con un leggero ritardo monsignor Utzeri dà inizio alla celebrazione. Sobria, partecipata, intensa. Sull'altare l'Alter nos Luigi Minerba assiste estasiato alla celebrazione. «Nel racconto tramandato dalla tradizione e nella Passio della vita di Sant'Efisio colpisce il fatto che non c'è bisogno di scrivere tanti libri per narrare e illustrare la vita dei santi», dice nell'omelia monsignor Utzeri, che poi mette l'accento sul disagio sociale causato dalla mancanza di lavoro. «Le operaie di Ottana a 180 metri, i metalmeccanici sul silo dell'Alcoa di Portovesme, quelli dell'area industriale di Porto Torres ai quali sfugge il sogno della chimica verde, le magliette rosse di Meridiana e tanti altri che vedono a rischio il proprio posto di lavoro assieme a una moltitudine che aspetta un'occupazione, oggi non sono lontani dalla nostra preghiera».
IL SANTO TRA LA FOLLA Alle 12,10 iniziano le operazioni per preparare il Martire per il lungo viaggio che si concluderà domani. Mancai ci provasa e Non ci arrennescisi (i due buoi) si muovono in direzione del Municipio, dove il giogo che traina il cocchio del santo arriverà poco prima delle 14 salutato da una pioggia di petali, dagli applausi, dalla sirena della Vespucci, dal sindaco Massimo Zedda e dall'arcivescovo Arrigo Miglio.
Andrea Artizzu