«Com'è la Sardegna lo so. Non conosco Cagliari. Com'è?», mi dice un giornalista mai stato in città.
Grande il mio stupore. È possibile che uno sappia com'è la Sardegna decapitandola della città che la riassume? In verità c'è una tradizione che la divide. Ne furono affetti molti viaggiatori che, specie nell'Ottocento, replicarono stereotipi, dimenticando che in Europa non erano dissimili la distanza tra città e contado e la rivalità tra città.
All'ultimo di quel secolo Gaston Vuillier si deve la definizione “Ile oubliée” (Impressions de voyage, Parigi, 1893), descrizione di un universo di cui l'Europa si sarebbe dimenticata! Ma c'è tutt'altra testimonianza quando la capitale era Firenze. È di Paolo Mantegazza, protagonista con altri, tra cui Giorgio Asproni, di “L'isola bella e infelice, profili e paesaggi della Sardegna e il diario inedito di Paolo Mantegazza” di Carlo Felice Casula (Sassari, 2016). Senatore, scrittore e diarista, visitò, dal 1 al 27 marzo del 1869, la Sardegna con la Commissione parlamentare d'inchiesta presieduta da Agostino Depretis, di cui faceva parte Quintino Sella. Punto fermo la Strada Reale che dal 1822 ricostruì la dorsale Cagliari - Porto Torres a tempo di record. Suoi compagni gli scritti di La Marmora e di Spano.
La geografia della Commissione fu la prima di tante con poche varianti e ancor meno esiti. Rimangono le insuperate descrizioni di un uomo sensuale che s'innamorò dell'«isola bella e infelice». Cagliari come Sassari è una gemma ma dalla Torre di San Pancrazio, «si gode d'uno dei bellissimi fra i belli spettacoli che offrono al viaggiatore le cento città d'Italia». «La rivalità tra le due prime città [...] andranno assottigliandosi [...] finché le ferrovie le facciano sparire del tutto». Non fu un buon profeta.
Maria Antonietta Mongiu