DEMOGRAFIA. Nel nuovo millennio ha perso 16.222 abitanti: saldo negativo tra nati e morti
Appena 101 residenti in più (da 154.712 a 154.813) da un anno all'altro. La popolazione di Cagliari - dal 2014 al 2015 - è cresciuta, sia pure con numeri risibili e grazie agli immigrati. Già, i cagliaritani sono diminuiti di 599 unità mentre gli stranieri sono aumentati di 700. Dati che confermano un trend iniziato ormai da diversi lustri. La città continua a registrare un saldo passivo tra nati e morti (842 contro 1733) e qualche “fuga” di troppo (quelli che, per lavoro o altre ragioni, si cancellano dall'anagrafe): in sintesi, è demograficamente ferma o, se si preferisce, stabile. E non bastano certo queste poche decine di abitanti in più a far pensare a un'inversione di rotta: dal 2000 al 2014, cioè in 15 anni, il capoluogo ne ha perso nel complesso ben 16222.
Perché? «Le popolazioni, questo succede ovunque, si stanno distribuendo in maniera diversa sul territorio - spiega Ester Cois, sociologa, ricercatrice dell'Università - per cui si parla sempre meno di “fughe”. Piuttosto, esiste l'aspetto dell'attrattività, oltre a fattori più specificamente economici. Potrei fare l'esempio di San Sperate, dove le amministrazioni comunali, attraverso politiche mirate, sono riuscite non solo a evitare lo spopolamento ma addirittura a far crescere il paese sotto il profilo demografico. Il fatto di avere una casa più grande, sicuramente con costi inferiori rispetto a Cagliari, e una qualità della vita comunque apprezzabile giocano un ruolo importante nella scelta di una giovane coppia».
Non basta: «È in aumento la domanda di specificità - prosegue la dottoressa Cois - la si può definire anche di consumo. Una parte cospicua di popolazione sceglie oggi di vivere fuori da Cagliari perché sa che è ben collegata con l'hinterland e che per qualsiasi necessità, tipo sbrigare pratiche o fare delle semplici commissioni, il tempo che si impiega per raggiungerla è molto breve. E poi, insomma, gli anelli del circondario si stanno allargando anche grazie alla facilità di comunicazione. A Quartu, Monserrato ed Elmas, per citare i centri più vicini alla città, si sono aggiunti Dolianova, Serdiana, Sinnai. Si tratta di un fenomeno normale, che altre grandi città del pianeta stanno vivendo».
Cagliari è anche molto invecchiata: oltre il 26 per cento dei residenti ha superato i 65 anni di età. «Neanche questa è una novità - commenta Ester Cois - l'Italia è il Paese più vecchio d'Europa, la Sardegna è la regione più vecchia d'Italia e i conti sono presto fatti. Non a caso il numero delle cosiddette badanti, destinato ad aumentare nel corso degli anni, è elevatissimo. D'altronde, in una situazione come la nostra gli anziani sono quasi costretti ad “acquistare” servizi, com'è appunto un'assistenza domiciliare continua».
E a proposito di badanti, colpisce il numero di ucraine e rumene, rispettivamente 788 e 598 (i connazionali sono appena 98 e 175). Oppure che i cittadini filippini siano quasi decuplicati dal 2000, che gli ucraini siano passati da 8 a 886 nello stesso periodo, mentre i cinesi hanno raddoppiato la loro presenza.
Eppure, qualche timido segnale in controtendenza sembra che esista. «I cagliaritani stanno tornando - dice Anna Paola Loi, assessore ai Servizi demografici e informatici - non in massa certo, però abbiamo riscontrato un certo interesse da parte di giovani ad acquistare un appartamento in città. È più facile accedere ai mutui e i prezzi sono calati, non sono più quelli degli anni Ottanta. E non dimentichiamo che, a prescindere da qualche inevitabile problema legato alle dimensioni, Cagliari è vivibile, i collegamenti funzionano e gli stessi uffici pubblici sono molto efficienti. È una città moderna e aperta all'area vasta, per questo in tanti rientrano per riappropriarsi, anche, della loro identità».
Vito Fiori