Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Non saremo mai stanchi di fare festa

Fonte: L'Unione Sarda
12 aprile 2016

L'ANNIVERSARIO. Il 12 aprile 1970, quarantasei anni fa, il Cagliari conquistava lo scudetto

 

S e oggi vi dicessero che fra sei anni il Crotone vincerà lo scudetto che cosa direste? Occhio, ragazzi, qualcosa del genere è già successa, e proprio oggi sono quarantasei anni esatti: il 12 aprile 1970 battendo 2-0 il Bari all'Amsicora (reti di Riva e di Gori) il Cagliari di Manlio Scopigno si cucì sul petto uno scudetto che non si è mai scucito perché sono stati usati un ago e un filo che sono penetrati nella pelle, quasi un tatuaggio, una splendida cicatrice che non deve nascondere però alcuna ferita.
Per capire che cosa accadde allora non bisogna tanto ritornare al caldo pomeriggio di quella storica giornata ma a sei anni prima, al 14 giugno del 1964, quando il Cagliari di Arturo Silvestri (pareggiando 1-1 a Udine, rete di un diciannovenne abbastanza promettente che si chiamava Luigi Riva) era stato promosso per la prima volta in Serie A, ed era già tanto per la tifoseria rossoblù che all'epoca aveva chiesto agli dei del football una sola cosa: per favore, facci restare quassù il più a lungo possibile, non chiediamo nulla di più. Sei anni dopo, invece, andando contro la storia (ma soprattutto la geografia visto che lo scudetto non era mai arrivato al Sud) il Cagliari si laureò campione d'Italia.
Non era stata soltanto una vittoria sportiva, ma soprattutto un atto rivoluzionario. Praticamente un tirannicidio: perché il Cagliari, ma anche Cagliari (anzi tutta la Sardegna) aveva osato detronizzare i dittatori del calcio italiano. Dei ventiquattro titoli assegnati fino a quel momento nel Dopoguerra, ventuno erano stati divisi tra la Juventus, le due milanesi e il Grande Torino, più due alla Fiorentina e uno al Bologna. Non c'era alcuna speranza, e invece quel gruppo di fuoriclasse ce l'aveva fatta. Perché attorno a quel diciannovenne che non ne voleva sapere di andar via (e ce l'abbiamo ancora tra i piedi con Reginato, Tomasini, Brugnera, Poli, Nenè e Greatti) era nata non una semplice squadra di pallone ma una vera e propria identità, quasi culturale, non solo sportiva. Quel Cagliari aveva dato a tutti un senso di appartenenza. Che quarantasei anni dopo è ancora fortissima. Sempre più forte. Il tempo non cancella quel ricordo, lo ingigantisce anzi ogni anno di più: e noi non saremo mai stanchi di far festa.
Nando Mura