VENERDÌ, 10 APRILE 2009
Pagina 6 - Sardegna
MAURO LISSIA
CAGLIARI. La spiaggia del Poetto è stata cancellata da un ripascimento disastroso, ma la responsabilità penale non è di Sandro Balletto. Condannato col rito abbreviato il 19 maggio 2005 a dieci mesi di reclusione per danneggiamento, l’ex presidente della Provincia è stato assolto dalla Corte d’Appello per non aver commesso il fatto. Ha prevalso la linea dei difensori Rodolfo Meloni e Massimiliano Ravenna: in quel terribile marzo del 2002 Balletto non aveva titolo a intervenire per fermare lo scempio del litorale.
Confermata invece la condanna a sei mesi del biologo Luigi Aschieri, responsabile di falso ideologico come membro della commissione di monitoraggio. Le richieste del procuratore generale Alessandra Pelagatti erano in linea con la sentenza di primo grado - la pena detentiva più il ripristino dei luoghi - ma l’impianto accusatorio non ha retto al vaglio dei secondi giudici: presidente Giovanni Battista Lelli, relatore Giovanni Lavena, consigliere Simona Lai. La prima chiave di lettura della sentenza è nella formula assolutoria: Balletto non ha commesso il fatto, ma il fatto c’è. Quindi, se il danneggiamento è accertato anche in questo processo, l’uscita dell’ex presidente dalla vicenda processuale non dovrebbe influire sulla posizione degli otto fra amministratori, dirigenti della Provincia e tecnici condannati col rito ordinario dal tribunale il 4 luglio 2008: anche su quel verdetto pende la valutazione della Corte d’Appello.
La procura generale potrebbe ricorrere per Cassazione, ma i tempi tecnici stringono: cancellata già dal gup Giorgio Cannas l’imputazione di abuso d’ufficio, il reato di danneggiamento di cui Balletto doveva rispondere si prescrive in sette anni e mezzo. Come dire che mancano pochi mesi, il giudizio romano potrebbe diventare virtuale.
All’annuncio dell’assoluzione, Balletto è apparso raggiante: «Sono passati sette anni e un mese dal giorno in cui è cominciato il ripascimento del Poetto - ha detto l’ex presidente della Provincia di Cagliari - e per me è stato un incubo infinito... ma i giudici sono terzi e ho sempre creduto nella possibilità che venisse stabilità la mia innocenza. Credo che la prima sentenza sia arrivata sull’onda delle polemiche, ora è stato chiarito come io non avessi alcuna possibilità di bloccare la draga». Balletto non rinnega del tutto quel terrificante ripascimento: «Certo, si poteva fare meglio - ammette l’ex amministratore - ma se in base a un sondaggio del Corriere della Sera la spiaggia com’è oggi è stata valutata come la più bella spiaggia urbana d’Italia, significa che non è poi così male».
La vicenda giudiziaria di Sandro Balletto era nata nei giorni successivi alla conclusione del ripascimento. Indagato per abuso d’ufficio e danneggiamento aggravato, l’esponente di Forza Italia si era difeso scaricando sull’amministrazione provinciale precedente la responsabilità delle decisioni assunte per il litorale. Per i pm Daniele Caria e Guido Pani la sua colpa era stata di non aver impedito lo scempio malgrado la sabbia sversata dalla draga olandese Antigoon sull’arenile del Poetto fosse apparsa subito scura, profondamente diversa da quella originale. Tesi ripresa dal gup Cannas, che nelle 170 pagine di motivazione della sentenza di condanna in abbreviato aveva messo l’accento sulla determinazione di Balletto ad andare avanti con l’intervento malgrado il risultato pessimo. E sulla convinzione, da lui espressa pubblicamente, che la sabbia grigio-topo sarebbe presto tornata al candore storico. D’altronde - aveva osservato il giudice - Balletto seguiva passo passo i lavori, faceva sopralluoghi, disponeva la rimozione di sassi. Rinunciando in partenza a bloccare i lavori, una condotta che per il gup configurava il «dolo eventuale», vale a dire l’accettazione di un rischio apparso ai più evidente. Ma per i difensori Meloni e Ravenna non poteva essere Balletto a mettere un freno all’avanzata del ripascimento-disastro. Lui aveva soltanto un ruolo politico, la competenza sulla fase esecutiva era dei dirigenti: «Non aveva alcun titolo - hanno sostenuto i due avvocati, che Balletto ha ringraziato pubblicamente - neppure a intervenire sul singolo atto». Non risulta infatti nel fascicolo processuale alcun documento firmato dal presidente della Provincia, persino i tecnici incaricati di monitorare l’intervento - ha detto l’avvocato Meloni - erano stati in gran parte nominati dall’amministrazione precedente. Insomma: Balletto era un semplice spettatore degli eventi, si è fidato dei consulenti («nelle sue dichiarazioni ha sempre fatto riferimento ai pareri scientifici») e ha seguito le indicazioni degli esperti anche quando la situazione ha cominciato ad apparire critica. Non solo: i difensori - documenti alla mano - hanno dimostrato come l’accusa di danneggiamento di cui Balletto ha dovuto rispondere non era riferita al colore della sabbia prelevata dal fondale marino e sversata sull’arenile («il colore attuale è quello previsto nel capitolato d’appalto») ma alla granulometria, vale a dire allo spessore dei granelli. Ma su questo aspetto erano i tecnici ad avere il diritto e il dovere di sindacare il lavoro dell’impresa Ati Mantovani-Sidra-Gavassino, incaricata di compiere l’intervento. Balletto, norme alla mano, non poteva fare alcunchè di concreto.
Diversa la posizione dell’ex assessore ai lavori pubblici Renzo Zirone, del responsabile del procedimento e degli altri dirigenti provinciali coinvolti nell’operazione: l’intervento era nelle loro mani, per questo il tribunale li ha condannati e per questo la Corte dei Conti si appresta a chiedere loro il risarcimento del danno arrecato alla spiaggia storica dei cagliaritani.