Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Diamo casa agli studenti e vita alla città

Fonte: La Nuova Sardegna
9 aprile 2009

GIOVEDÌ, 09 APRILE 2009

Pagina 1 - Cagliari

di Alessandra Sallemi



L’ex preside di Medicina e un docente di Ingegneria sul progetto alloggio diffuso



Ogni anno i fuorisede portano in città 300 milioni di euro

CAGLIARI. I 30 mila studenti fuorisede dell’università di Cagliari portano nelle tasche degli affittuari, dei commercianti, dei gestori del trasporto pubblico circa 300 milioni di euro l’anno. In cambio di questo fiume di denaro, la città li tiene a distanza: gli studenti non si vedono in giro di giorno e tantomeno di notte. Il libro del docente universitario Antonello Tramontin svela che la maggior parte abita fuori dal capoluogo e nel fine settimana fugge a casa. Gavino Faa, candidato rettore, racconta di Lovanio, dove è stato fino al 1989: una città cresciuta attorno all’università.
Faa, ordinario di anatomia patologica, ha un progetto che comincia dalla realtà analizzata da Tramontin (il libro è stato presentato nel settembre 2008 dal rettore Pasquale Mistretta e dal sindaco Emilio Floris) e la risolve in parallelo alle linee di lavoro individuate dal collega, docente di architettura delle grandi strutture nella facoltà di Architettura di Cagliari. «A Lovanio tutto questo era stato realizzato - ricorda Faa -, ma anche a Pisa, a Bologna: alle 23 il centro è popolato di studenti, qui, alle 23, Castello è buio. Mi sono sempre chiesto perché Cagliari non dovesse essere come le altre città con un’università fatta soprattutto di fuorisede. Qui gli studenti sono abbandonati a un mercataccio dove, per una stanzetta, c’è chi vuole 350 euro al mese in nero e se lo studente chiede la ricevuta per avere il rimborso dall’Ersu di 100 euro il prezzo diventa 450. E dove sono i luoghi per stare assieme? L’università non è solo l’apprendimento nelle sedi delle facoltà: è incontro con gli altri, è aprirsi alle esperienze positive. Dove può succedere tutto questo a Cagliari?». Tramontin chiama gli studente fuorisede cagliaritani «il popolo fuggente»: abitano fuori città perché trovano casa a minor prezzo, lasciano il capoluogo il venerdì appena finiscono le lezioni. Dunque il progetto Faa comincia dalla casa: per dare alloggio agli studenti si avvia la ristrutturazione dei palazzi del centro storico (linee di finanziamento europee), durante l’anno accademico le stanze, i bed&breakfast vengono abitati dagli studenti, d’estate restano aperti ai turisti. Ristoro, intrattenimento, tempo libero, sport sono il terreno dell’autofinanziamento: chi promuove un’attività la gestisce per un determinato tempo. I quartieri storici di Cagliari sono una naturale casa dello studente, tutt’attorno come si trovano su viale fra Ignazio e dintorni. Alla metropolitana di superficie il compito di collegare il centro con il policlinico di Monserrato e anche il campus dell’ex Semoleria, se il Comune deciderà di approvare il progetto dopo l’allargamento richiesto degli spazi verdi e comuni verso le aree che il porto storico potrebbe dismettere. Faa spiega che il campus progettato dall’architetto brasiliano non è alternativo al suo alloggio diffuso. «Anzi - precisa - porta mille, 1.500 posti a una città che non ne ha e funzionerebbe di certo per richiamare gli studenti al centro di Cagliari». E poi c’è un’altra sfida: «Far diventare l’università un’impresa culturale - spiega Tramontin -. L’istruzione è considerata l’affare del secolo, vari stati hanno cominciato a investire il 20 per cento del pil su questo, in Italia no. In Sardegna la struttura degli atenei è obsoleta e bisogna costruire due nuove università: una che insegni i mestieri (professionalizzante) e un’altra, un politecnico sardo, composta da Cagliari, Sassari e l’eccellenza dei centri di ricerca, scopo: proseguire e moltiplicare le ricerca».