Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Il progetto Tuvixeddu: indagati Soru e Mannoni

Fonte: La Nuova Sardegna
9 aprile 2009

GIOVEDÌ, 09 APRILE 2009

Pagina 17 - Sardegna

L’accusa per l’ex governatore e il suo vice è quella di concorso in abuso d’ufficio 



«Piano alternativo affidato senza gara a un professionista»




MAURO LISSIA

CAGLIARI. C’è una svolta improvvisa nell’inchiesta giudiziaria sulle vicende legate al colle di Tuvixeddu e al progetto alternativo promosso dalla Regione per l’area privata attorno alla necropoli punico-romana, da anni al centro di polemiche: il pm Daniele Caria ha iscritto al registro degli indagati l’ex governatore Renato Soru e l’ex assessore regionale ai lavori pubblici Carlo Mannoni.
L’ipotesi d’accusa è di concorso in abuso d’ufficio per aver affidato al celebre architetto francese Gilles Clement la pianificazione delle superfici di proprietà di Nuova Iniziative Coimpresa senza una gara di progettazione. Clement, come ha confermato al magistrato la sua collaboratrice Laura Bosio, aveva pattuito per il suo lavoro un compenso di 150 mila euro di cui ha poi ricevuto solo un terzo.
Mannoni, su richiesta di Soru, si era impegnato a versargli l’intera somma ma erano stati poi gli uffici dell’amministrazione a bloccare il pagamento proprio per la mancanza di una procedura pubblica di selezione. Così a versare nelle tasche del “giardiniere” francese, come ama autodefinirsi, un terzo del corrispettivo stabilito è stato il Banco di Sardegna nelle vesti di sponsor privato dell’operazione. Il resto è rimasto in sospeso e malgrado i solleciti di Clement la Regione non ha saldato il debito.
La Procura però è interessata solo all’iniziativa assunta dall’ex governatore di bocciare il piano Coimpresa, autorizzato con l’accordo di programma del 2000, per mandare avanti un’idea alternativa. In quella fase della vicenda - siamo nel 2007 - il Tar doveva ancora esprimersi sulla legittimità dei nuovi vincoli per notevole interesse pubblico imposti dalla Regione su Tuvixeddu e poi cancellati dai giudici amministrativi di primo e secondo grado per un problema formale legato alla costituzione della commissione per il paesaggio: ci voleva una legge regionale. Nella sentenza dell’8 febbraio 2008 il tribunale di piazza del Carmine aveva parlato di “vizio di sviamento di potere” ipotizzando che l’amministrazione Soru avesse puntato la prua sul piano Coimpresa non tanto per difendere dal cemento l’area archeologica quanto per dare il via libera al piano di Clement. Quel passaggio della sentenza era stato poi ripreso dall’avvocato Agostinangelo Marras in un esposto presentato per conto del gruppo Cualbu. Nell’arco di tredici mesi la Procura ha acquisito documenti e disposto verifiche, nei giorni scorsi è arrivata alla prima sintesi della vicenda: a gestire l’operazione Tuvixeddu sono stati Soru e Mannoni, ora dovranno essere i due ex amministratori regionali a chiarirne ogni aspetto. Stando alle indiscrezioni saranno sentiti dal pm Caria subito dopo Pasqua. Dovranno dire fra le altre cose se sia vero o no, come ha sostenuto la botanica Bosio, che l’accordo con Clement era stato raggiunto su quei termini economici e in base a quali norme gli sia stato conferito l’incarico di ripianificare Tuvixeddu. E’ stata poi la sequenza di sentenze negative incassate sul fronte giudiziario a far scivolare il progetto Clement nel dimenticatoio. Sono rimaste a galla le pendenze economiche tra lui e la Regione, ora emergono anche le possibili conseguenze dell’operazione sul piano penale. Conseguenze ancora tutte da valutare, considerato che l’iscrizione al registro degli indagati di Soru e Mannoni risultava a questo punto un atto dovuto per consentire alla Procura di chiamarli ad esame e di approfondire la vicenda.
Fin qui il caso Clement. Sempre sul fronte Tuvixeddu, ma in relazione a un’inchiesta parallela, è filtrata la notizia degli avvisi di proroga delle indagini notificati all’ex sovrintendente archeologico Vincenzo Santoni, alla figlia Valeria e a Gualtiero Cualbu, titolare di Coimpresa. Due le ipotesi d’accusa: concorso in abuso d’ufficio e falso, legate al fatto che la figlia di Santoni avrebbe lavorato come ingegnere in un gruppo di professionisti impegnato nei lavori di Tuvixeddu. Il pm Caria ipotizza che il sovrintendente Santoni, chiamato come membro di diritto a far parte della commissione per il paesaggio che doveva valutare l’apposizione di nuovi vincoli sul colle, sia stato il solo a votare contro per via del rapporto professionale che esisteva tra la figlia e il gruppo immobiliare. Santoni aveva motivato il suo dissenso sostenendo - come risulta nei verbali della commissione - che dal 2000 al 2007 nell’area di Tuvixeddu non si erano verificati ritrovamenti archeologici sufficienti a giustificare un nuovo vincolo. Qui, secondo l’ipotesi della Procura, starebbe il falso: è stata la stessa Avvocatura dello Stato, all’udienza di trattazione davanti al Consiglio di Stato a parlare di 431 sepolture scavate di recente. Ritrovamenti che la sovrintendenza ha sempre negato.