Alfano: «L'ultima parola a Renzi».
Manca solo l'ufficialità ma la grande sfida delle amministrative – 101 Comuni in Sardegna, 1.300 in tutta Italia – si giocherà il 5 giugno, con eventuali ballottaggi il 19. La conferma è attesa in questi giorni: non appena il ministro dell'Interno, con l'ok del premier, fisserà le date per le regioni a statuto ordinario, arriverà anche il decreto del presidente della Giunta che, su proposta dell'assessore agli Enti locali, seguirà le indicazioni del governo per chiamare alle urne quasi mezzo milione di sardi.
LA SCELTA DELLE DATE La legge stabilisce che le elezioni si tengano tra il 15 aprile e il 15 giugno. A dilatare i tempi ci ha pensato il referendum sulle trivelle, previsto il 17 aprile, che l'esecutivo ha deciso di non accorpare alle amministrative dicendo no a un “risparmioso” election day. Così è spuntata l'ipotesi del 12 giugno, poi scartata per evitare la coincidenza con la festività ebraica dello Shavuot. «Aspetto il rientro di Renzi dagli Stati Uniti», ha annunciato il ministro Angelino Alfano. «Proporrò il 5 giugno». Una data che, se confermata, dovrà essere ufficializzata entro l'11 aprile. Da quel giorno la macchina elettorale comincerà a marciare a pieni giri, con la pubblicazione della convocazione dei comizi (21 aprile) e la presentazione delle candidature (6 maggio). L'indicazione del 5 è stata accompagnata da polemiche perché la domenica del voto arriverebbe al termine del ponte del 2 giugno, con il rischio di affossare l'affluenza. E al momento non è escluso che possa essere aggiunta la mezza giornata di lunedì 6 per le consultazioni. «È un argomento per ricchi - ha tagliato corto Alfano - un ponte di cinque notti fuori non è un ponte ma una vera e propria vacanza».
LA SARDEGNA Andranno alle urne quasi 500mila sardi in 101 Comuni, sei dei quali con oltre 15mila abitanti: Cagliari, Olbia, Carbonia, Capoterra, Monserrato e Sinnai. Cosa potrà uscire dal voto? Un segnale importante arriverà dall'affluenza. Si riuscirà a invertire una tendenza che - anche nell'Isola – sembra ormai inarrestabile? Nelle amministrative del 2015 si erano persi sette punti percentuali, con un astensionismo record nel Cagliaritano: nel primo turno solo un elettore su due si era presentato ai seggi a Sestu e Quartu (qui diventato uno su tre al ballottaggio). Un distacco che si manifesta, soprattutto nei piccoli centri, con l'allontanamento dalla politica attiva e un esercito di candidati sindaci “unici”, appesi al quorum fino all'ultimo. Il voto “pesante” di Cagliari e anche i risultati da Gallura e Sulcis serviranno poi a verificare lo stato di salute della Giunta regionale - a due anni e qualche mese dal varo – e della sua maggioranza, ma anche a fare il tagliando all'opposizione di centrodestra che da più parti si presenta rinnovata e frammentata. (a. le.)