Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Tre poeti italiani della tastiera

Fonte: La Nuova Sardegna
8 aprile 2009

MERCOLEDÌ, 08 APRILE 2009

Pagina 37 - Cultura e Spettacoli



L’arte minimale ed eclettica di Ludovico Einaudi a confronto con Nicolosi e il grande Pollini




GABRIELE BALLOI

CAGLIARI. Tre pianisti d’eccezione, tre maniere ben distinte di vivere e far musica sul principe degli strumenti, il pianoforte. All’interno del suo calendario il Festival di Sant’Efisio, vedrà ospiti infatti tre “poeti della tastiera”, ciascuno dotato di uno specifico genio musicale. Ludovico Einaudi, Francesco Nicolosi e Maurizio Pollini: musicisti assai differenti, che partendo da uno stesso strumento giungono però ad universi sonori e risultati artistici del tutto peculiari. Il primo, Einaudi, forse più compositore che pianista, eppure nell’immaginario collettivo immediatamente ricollegato al pianoforte, per il quale sono pensati difatti la maggior parte dei suoi brani, Einaudi non è tecnicamente un virtuoso, e a dirla tutta, la sua musica in fondo non lo richiede. La vera forza delle sue composizioni, così come delle sue performance, risiede nel carattere levigato e cristallino del suo linguaggio musicale, a cui sembra arrivare dopo anni di studio, partendo dalla musica colta, da quella classica a quella d’avanguardia, per poi filtrare il tutto attraverso i codici della musica rock, pop, jazz, folk e quant’altro. Con un sapiente lavoro di limatura, il musicista torinese cesella melodie sempre suadenti, lineari e limpide, che fanno subito presa sul pubblico, pezzi apparentemente semplici, ma che sembrano nascere da un scrupolosa selezione e analisi di materiali tematici. Ma se Einaudi tende spesso all’essenzialità del minimalismo, Nicolosi invece è un esperto di scritture pianistiche ben più articolate e complesse. E se diciamo esperto, è perché il grande pianista allievo di Vincenzo Vitale, sommo rappresentante dell’ormai storica scuola pianistica napoletana, non è solo un eccellente, straordinario esecutore, ma anche uno che al fondatore della scuola, Sigismund Thalberg, dedica studi e ricerche. Impeto, profonda intensità emozionale, uniti ad un rigore filologico e una tecnica virtuosistica impareggiabili: questa è la firma delle esecuzioni di Pollini, inarrivabile genio della tastiera, praticamente venerato da pubblico e critica a livello mondiale, con oltre 40 anni di prestigiosa carriera, entrato a tutti gli effetti nella storia del pianoforte e della musica in generale. Da non perdere, quindi, la sua lettura del «Clavicembalo ben temperato, Iº libro» di J.S.Bach.