Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Sant'Efisio, primavera in musica

Fonte: L'Unione Sarda
8 aprile 2009

Teatro Lirico. Un'opera russa apre il 22 il IX Festival, a maggio “Cavalleria rusticana” e “Pagliacci”
Tre serate al pianoforte: Einaudi, Nicolosi, Pollini

Ed eccolo in dirittura d'arrivo, questo partigiano ucraino chiamato Semën Kotko, protagonista dell'opera omonima che quest'anno apre il Festival di Sant'Efisio e con esso la stagione lirica del Teatro cagliaritano. Un'opera russa - un'altra, e non molto conosciuta in Italia - stavolta firmata da Sergej Prokofiev. Ad annunciarla durante la presentazione di rito, nel foyer del Lirico, una bella locandina che riproduce La testa di contadino , un quadro del 1930 di Kazimir Malevich, rappresentante dell'avanguardia russa, fondatore di quel suprematismo che intendeva dare il potere (la supremazia) alla sensibilità. E sensibilità sia: con Prokofiev, che rappresenterà un bel banco di prova per il pubblico. Con le altre proposte di questo lungo festival intitolato, dal 2001, al santo martire guerriero.
IL CARTELLONE Sette le recite di Semën Kotko (dal 22 aprile al 4 maggio). L'opera è realizzata in collaborazione con il Teatro Mariinsky di San Pietroburgo, maestro concertatore e direttore Alexander Vedernikov, regista Yuri Alexandrov. Orchestra e coro del Teatro Lirico (maestro del coro Fulvio Fogliazza).
ALTRE PROPOSTE Tutte di altissimo livello: l'ultima, e la più attesa, il 4 giugno porterà in città, per un concerto doppiamente straordinario, il grande Maurizio Pollini, alle prese con il Clavincembalo ben temperato di Johann Sebastian Bach. Un altro pianista, Ludovico Einaudi, sarà protagonista il 27 aprile di un attesissimo concerto. Per la prima volta al Lirico, proporrà fuori abbonamento un recital interamente dedicato al suo album Divenire , «perfetta sintesi di una personale e affascinante ricerca musicale».
Altrettanto interessante, il 3 maggio, la serata (ancora fuori abbonamento) dedicata all'“Opera nelle parafrasi e nelle trascrizioni pianistiche”: a un altro grande del pianoforte, Francesco Nicolosi, il compito di eseguire brani di Sigismund Thalberg e Franz Liszt.
L'8 e il 9 maggio, sarà l'Orchestra del Lirico a proporre musiche di Paganini e Beethoven. Sul podio Marko Letonja, violino solista Sayaka Shoji, soprano Doriana Milazzo, voce recitante di Claudio Gioè. In apertura di serata è in programma, in prima esecuzione assoluta, una nuova commissione del Lirico, affidata al giovane compositore Francesco Antonioni e intitolata “Gli occhi che si fermano”. Il secondo appuntamento con l'opera, dal 29 maggio per sette recite fino al 7 giugno, è l'atteso ritorno del dittico verista Cavalleria rusticana di Pietro Mascagni, e Pagliacci di Ruggero Leoncavallo, assente dalle scene cagliaritane dal 1987. Entrambe le opere si avvarranno di interpreti di prestigio internazionale. L'allestimento è del Massimo di Palermo, la regia di Lorenzo Mariani, scene e costumi di Maurizio Balò. Dirige l'Orchestra del Lirico ancora Marko Letonja. A presentare le due opere, il 25 maggio alle 19 nel foyer di platea, sarà il critico musicale Daniele Spini.
Chiuderà il Festival il 4 giugno il recital di Maurizio Pollini, che ritorna a Cagliari dopo la sua trionfale esibizione di due anni fa.
All'interno del Festival altre due conferenze di approfondimento. La prima, affidata ad Ada D'Adamo, il 27 aprile alle 19, celebra i “Ballets Russes 1909-2009: l'impresa, l'arte, il mito”. Nella seconda, il 5 maggio, sempre alle 19, Francesca Russo presenta “L'uso politico delle figure storiche nell'opera lirica e nella letteratura dell'Ottocento: il mito di Bruto e Lorenzino de' Medici”.
SEMËN KOTKO Ma veniamo all'opera inaugurale, presentata ieri mattina nella consueta conferenza alla quale hanno preso parte il presidente della Fondazione Teatro Lirico Emilio Floris. Il sindaco di Cagliari ha chiesto un minuto di raccoglimento per le vittime del terremoto in Abruzzo e sottolineato la fedeltà del pubblico al teatro, nonostante tagli e disagi dovuti alla nascita del Parco della Musica. Al sovrintendente Maurizio Pietrantonio il compito di fare gli onori di casa, e di sottolineare, «in un anno di particolare difficoltà economica, l'importanza del collegamento tra equilibrio gestionale e incremento (in controtendenza) delle attività di produzione». Dopo aver messo in evidenza «il ruolo sociale del teatro, che si apre sempre più ad iniziative esterne», Pietrantonio ha portato l'attenzione sul dramma abruzzese, sottolineato la bellezza e il patrimonio culturale dell'Aquila, e ipotizzando una prossima manifestazione di solidarietà che coinvolga l'intero teatro. Al direttore artistico Massimo Biscardi il compito di illustrare l'opera, il suo valore musicale, il suo impervio percorso. Messa in scena, per la prima volta, al Teatro Stanislavskj di Mosca il 20 giugno 1940, fu immediatamente bandita nell'Unione Sovietica, perché non in linea con i rigorosi canoni estetici del regime. Scritta dal grande compositore dopo 16 anni d'esilio, nata per essere l'opera maggiore del bolscevismo, affidata nella regia al grande Majerhold che poi però cadde in disgrazia e venne torturato e ucciso durante le prove, fu accusata di formalismo dal comitato delle arti, e vietata. «È una grande opera moderna, futurista e dadaista, che al peso storico e ideologico affianca la leggerenza calviniana», dice ora Biscardi. Ricca di simbolismi e rimandi kitsch, (abbondano falci, martelli, bandiere rosse) «rappresenta una controtendenza rispetto a un periodo culturale» (il nostro attuale, non quello di Prokofiev), «troppo pieno di distrazioni». Una promessa di impegno per le meningi che per alcuni suonerà come una minaccia, per altri - si spera - come una boccata d'aria.
MARIA PAOLA MASALA

08/04/2009