La guida del nuovo ente incontra oggi a Palazzo Regio il commissario della Provincia
Oggi a mezzogiorno il primo atto di Massimo Zedda sindaco della Città metropolitana: «Sarò a Palazzo Regio per un incontro con il commissario della Provincia Franco Sardi». La grande finestra del suo ufficio a palazzo Bacaredda spalanca la vista sul porto e sembra respingere suoni e voci della campagna elettorale. A sovrapporsi ai suoi impegni di sindaco e leader del centrosinistra alle amministrative di giugno c'è la nuova carica che la legge Delrio, da oggi, gli ha attribuito. Sa di non partire da zero, sebbene ancora tutto, della cornice burocratica della Città metropolitana (17 Comuni, Cagliari capofila che esprime il sindaco), deve essere ancora definito: dall'elezione del Consiglio metropolitano (3 aprile) alla votazione dello statuto (5 maggio). «Il percorso l'abbiamo iniziato da tempo», assicura Zedda. «La nomina del sindaco dà solo il via all'iter che porterà alla nascita della Città metropolitana. Si riconosce a livello istituzionale il lavoro fatto nell'Area vasta con i 16 centri che la compongono. Il piano strategico metropolitano, le risorse europee, i progetti presentati e il lavoro svolto nelle aree umide di Molentargius e Santa Gilla sono elementi fondanti del futuro della nuova istituzione».
Quali saranno i rapporti di forza tra sindaco, Consiglio e Conferenza metropolitana?
«Sono parte di un insieme che deve portare maggior benessere ai 450 mila abitanti della Città metropolitana. La Conferenza è composta dai sindaci, il Consiglio sarà eletto dalle assemblee comunali. Sarebbe giusto che il Consiglio garantisse la rappresentanza di tutti i Comuni. Bisogna tener conto che, nella fase di avvio, la Città metropolitana deve essere percepita dai cittadini come occasione e fonte di benefici».
Se la Città metropolitana non è un'astrazione, cos'è?
«Un modello di organizzazione che vuol dire garantire benessere, maggiori opportunità».
In concreto?
«Si pensi alla mobilità pubblica e privata o all'inquinamento se non governato».
Il vantaggio di chi abita per esempio a Uta o Pula.
«Nei servizi comuni. Come l'anagrafe, le banche dati messe insieme dei 17 comuni: tutto questo compone e rappresenta un elemento fondamentale per le imprese desiderose di insediarsi in un territorio».
Dati accessibili uguale crescita?
«Gli studi lo confermano. Imprese possono decidere di scegliere un territorio perché hanno l'accesso ai dati. Da questi possono valutare l'insediamento economico in relazione allo spostamento dei cittadini. Si tratta di informazioni reali non frutto di un'idea astratta».
Consiglio e Conferenza dei sindaci lavoreranno insieme?
«I bisogni dei diversi centri saranno esaminati a livello metropolitano: il Consiglio fornirà idee e proposte per garantire migliori servizi».
Ha già chiaro quale sarà il rapporto tra Città metropolitana e Comuni componenti? «La città metropolitana sono i comuni. Non stiamo parlando di un organismo come la Provincia, che è un altro ente con persone diverse rispetto ai comuni. La Città metropolitana è, di fatto, composta dalle città che già esistono. Non è certo un luogo immaginario».
Garantirà risparmi?
«Non è un auspicio ma una certezza. Finirà la sovrapposizione di funzioni: mobilità, edilizia, raccolta dei rifiuti in comune, come hanno già sperimentato diversi centri».
L'anagrafe unica metropolitana cancellerà gli uffici?
«Non significa che si perderà la residenza nel proprio Comune: l'anagrafe unica consentirà di migliorare la qualità della vita a 450 mila persone».
La Città metropolitana assorbirà subito la Provincia?
«Ci sarà un sistema di partizione del patrimonio, la sede della Città metropolitana sarà Palazzo Regio. Dopo l'approvazione dello Statuto ci sarà il passaggio di consegne con il commissario Sardi».
Che altro porterà in dote la vecchia Provincia?
«Il parco di Monte Claro e la libreria diventeranno patrimonio della Città metropolitana. Un fatto è indubbio: la nascita del nuovo ente porterà benefici all'intera Sardegna».
Pietro Picciau