Cagliari
MOLENTARGIUS
«Adesso riavviare le saline»
Stanziati i primi finanziamenti per l’area protetta
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CAGLIARI. La firma per i primi cinquecentomila euro è andata a buon fine l’altro ieri negli uffici regionali dell’assessorato. Sogni più sereni per gli amminstratori del parco di Molentargius. Entro il mese, inoltre, dovrebbe essere avviata anche la pratica degli altri novecentomila, «l’indispensabile per la routine», ha affermato il direttore generale Mariano Mariani.
L’incidente di percorso che aveva fatto bocciare lo stanziamento, proprio a ridosso della firma del passaggio di tutti gli immobili dai Monopoli di Stato alla Regione, è ormai acqua passata. Adesso si tratta di «fare un ulteriore passo avanti», ha spiegato Mariani. L’obiettivo è la ripresa della produzione delle saline. «Ma in verità - ha precisato più volte il direttore - non si tratta di una questione di produzione del sale, quando di messa in funzionalità piena del sistema. Senza la ripresa, anche parziale, delle saline non è possibile fare una corretta manutezione delle vasche, nè potenziare il sollevamento delle acque e altre operazioni di carattere idraulico. Nello stesso tempo, però, questo processo di avviamento stenta a decollare». Lo stagno di Molentargius è infatti un complesso sistema idraulico che vive grazie alle saline. Prima che queste venissero sistemate l’area era un qualcosa che durante le estati siccitose rischiava di scomparire. Mentre solo con le saline lo stagno ha assunto la fisionomia che si conosce oggi, con alcune aggiunte, come Bellarosa Minore, nata dalla antopizzazione dell’area. In questo quadro Bellarosa Maggiore è diventata la vasca presalante in cui viene immessa l’acqua di mare attraverso un’idrovora. Area collegata con un sistema di canali alle saline propriamente dette, le vasche salanti. Il che significa che se il sistema idraulico non funziona, il compendio nel suo complesso ne soffre come più volte sottolineato dagli ambientalisti: «Occorre riprendere la produzione del sale come condizione indispensabile per il corretto funzionamento e la salute di tutta l’area umida. Mentre attualmente vi sono molti argini sommersi che stanno portando l’avifauna pregiata a trovare altri lidi per la nidificazione (che trovavano negli argini un sito ideale)».
L’assessore all’Ambiente, però, ha sollevato alcune perplessità: teme che i gestori del parco vogliano diventare industriali del sale, e a suo tempo ha precisato che questo non è compito del gestore dell’area umida. Ma anche Mariani è d’accordo con questa posizione: «Noi chiediamo solo che sia avviato questo processo di rimessa in funzione delle saline. Operazione, ripeto, per noi indispensabile per il funzionamento corretto di tutto il sistema: vi sono già dei punti di degrado quasi irreversibili. Inoltre, avviato il processo per le saline, prima della raccolta del sale vi sono quattro anni di latenza. In questi la Regione può decidere a chi, privato, affidare la gestione delle saline».
Il tutto è complicato dal fatto che la direzione del parco ha diversi interlocutori regionali: l’Ambiente per le questioni di tutela, la Programmazione per gli investimenti e gli Enti locali per la gestione delle saline.