L’INTERVISTA. IL CUSTODE DEL GIOGO DI BUOI
I racconti del vecchio “carradori”
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CAGLIARI. Anche se da oltre dieci anni non pilota il suo giogo di buoi nel traino del dorato cocchio di Sant’Efisio, Luigi Orrù di Sestu, 80 primavere ben portate, non rinuncia a partecipare alla processione del Primo maggio. “Ma su una tracca”, precisa. E’ tornato all’antico. «Fin dall’età di 12 anni ho sempre partecipato alle grandi feste tradizionali della Sardegna. In mezzo secolo la sagra di sant’Efisio l’ho disertata poche volte e, quando ci invitavano, non mancavo neppure alla “Cavalcata” di Sassari e al “Redentore” a Nuoro”, sempre sulla la tracca di Elisa Spiga». Luigi Orrù ricorda gli anni belli che furono. Lui in testa a guidare la sua coppia di buoi - gli ultimi si chiamavano “S’amigu” e “Pagu sinceru” - e il vecchio “carradori” per diritto consuetudinario, un esponente della famiglia Lecca, in coda, vicino al cocchio. «Partivo da Sestu alle tre del mattino - racconta Orrù - per essere intorno alle 7 nella piazzetta dell’Annunziata, dove il giogo veniva preparato per la grande sfilata. Un viaggio di quattro giorni, intensi. Niente cambio di buoi come ora avviene a Giorgino. I miei erano allenati al lavoro dei campi e non accusavano la fatica». Adesso è tutto finito. Non più la prima linea della festa, a un palmo dal santo, ma quella più defilata, sul secolare “tram campidanese” a due ruote, l’antica roulotte paesana. «L’importante è partecipare e non mancare ai due grandi appuntamenti con i miei santi: Sant’Efisio e Santu Millanu (San Gemiliano) a Sestu. Per il resto vita da contadino, ogni giorno in campagna, “a su saltu”, non con i buoi, ma con l’inseparabile “apixedda”». (mg)