Il sindaco di Torino parla dell'intesa con la Juve per la cessione dell'impianto: riqualificati 355 mila metri quadri di periferia
Chiamparino: «Disponibili a collaborare con Cagliari»
Il Comune di Torino ha ceduto il diritto di superficie alla Juventus per 99 anni in cambio di 25 milioni di euro. Contestualmente sarà riqualificata un'area di 355 mila metri quadrati.
DAL NOSTRO INVIATO
ANTHONY MURONI
TORINO «Se sulla questione del nuovo stadio a Cagliari ci sono dei problemi tecnici sarò ben lieto di mettere a disposizione dell'amico Emilio Floris la struttura del Comune di Torino, per trasferirgli le nostre esperienze. Ma se i problemi sono politici o di altro tipo credo che il nostro esempio non sarà facile da seguire».
Così parlò Sergio Chiamparino, primo cittadino del capoluogo piemontese, fiero di essersi liberato della “patata bollente” della gestione dello stadio Delle Alpi, il cui diritto di superficie è stato ceduto alla Juventus per 99 anni, pena un esborso di 25 milioni di euro a vantaggio del Comune. Stadio che è stato quasi interamente abbattuto e che entro due anni sarà sostituito da una struttura realizzata, a misura di tifoso, secondo tutti i più recenti ritrovati della tecnologia. E attorno al quale nascerà un sistema di attività commerciali che ne consentirà l'apertura sette giorni su sette.
CESSIONE DIRETTA Considerato che dalle casse pubbliche ogni anno uscivano quasi 2,5 milioni per la sola manutenzione c'è effettivamente di che essere soddisfatti: «La filosofia che ci ha guidato è stata quella di superare lo stereotipo dello stadio di proprietà pubblica, venendo incontro a quelle che sono le esigenze delle società di calcio e sposando la linea dei governi che si sono succeduti nell'ultimo decennio», dice il sindaco. «La formula che abbiamo scelto in accordo con la Juventus è stata quella di una cessione diretta, senza passare per una gara di evidenza pubblica». Una procedura che, di primo acchito, potrebbe apparire spericolata dal punto di vista amministrativo. «Non a nostro parere», precisa Chiamparino. «Non abbiamo fatto figli e figliastri e abbiamo seguito un identico percorso per la Juventus (con il Delle Alpi) e il Torino (con il Comunale). Anche se nel secondo caso l'iter si interruppe a seguito del fallimento della società granata. Del resto che senso ha fare una gara se strutture di quel tipo possono essere utilizzate solo da società di calcio professionistiche? A Cagliari, ad esempio, non è che abbiate l'imbarazzo della scelta».
CINQUE VARIANTI URBANISTICHE Per l'amministrazione torinese lo scoglio più rilevante non è stato quello della cessione del diritto di superficie sullo stadio ma la parte relativa allo sfruttamento commerciale. «Ci sono volute cinque diverse varianti urbanistiche e tante impegnative discussioni ma poi siamo arrivati all'obiettivo di mettere la società Juventus in condizione di avere ricavi certi, sfruttando l'area dello stadio in tutte le sue potenzialità, così come avviene nei paesi europei, dove le società sfruttano al meglio le potenzialità dei loro impianti. E poi le assicuro», ricorda il sindaco, «che non è stato certo facile varare una modifica al piano regolatore che sbloccasse trentamila metri quadri di aree commerciali. Ma il risultato è stato comunque raggiunto, alla fine con grande soddisfazione di tutte le parti in causa».
PRASSI DIFFUSA IN EUROPA Anche se con un ritardo di circa due anni rispetto ai tempi iniziali, visto che la pratica è rimasta sostanzialmente ferma nel periodo di Calciopoli ed è stata nuovamente ripresa in mano solo dopo il ritorno della Juventus nella massima serie, dopo il purgatorio della B. «La cessione del diritto di superficie (nel caso del Delle Alpi per 99 anni, in cambio di 25 milioni di euro) è una formula che in Europa è sempre più usata e c'è sembrata la più adatta e conveniente sia per venire incontro alle esigenze del Comune, che in un certo senso voleva sgravarsi degli obblighi legati alla manutenzione, che a quelle della società, che aveva bisogno del massimo orizzonte temporale per la buona riuscita del suo investimento».
I VANTAGGI DEL COMUNE Il Comune, inoltre, ci guadagna diverse altre cose: a carico del concessionario sono infatti le opere per la riqualificazione della zona della Continassa, adiacente allo stadio, dove entro il 2011 saranno realizzati parcheggi e aree verdi attrezzate su una superficie estesa 30 mila metri quadri e due campi di calcio destinati alle squadre giovanili del quartiere. Oltre che altri undici milioni di euro per gli oneri di urbanizzazione.
IL NODO PATRIMONIALE Agevolmente superate, sempre stando a sentire i vertici dell'amministrazione torinese, anche le questioni legate all'iscrizione del valore dello stadio nello stato patrimoniale del bilancio comunale: «A noi è rimasta solo la nuda proprietà», chiarisce Chiamparino, «ed è chiaro che il valore è largamente inferiore rispetto al passato. Ma è un peso che può essere ammortizzato a lungo termine proprio in ragione della lunga durata della concessione».
PROBLEMI COI COMMERCIANTI Problemi solo marginali si sono presentati nei rapporti tra Comune e associazioni dei commercianti per quel che riguarda le concessioni legate alle strutture di vendita (circa 34 mila metri quadri) che sorgeranno all'interno dell'impianto sportivo che rinascerà sulle ceneri del vecchio stadio: «Si è registrata qualche piccola protesta», precisa il sindaco, «ma dobbiamo ricordare che le aree commerciali in questione si localizzeranno in una zona della città che è periferica e che rischiava di diventare marginale, quasi desertificata e in preda al degrado, visto che ultimamente si sono insediati là anche alcuni accampamenti Rom. E dunque abbiamo visto di buon occhio un progetto di riqualificazione complessiva di quell'area, anche con una nuova offerta di tipo commerciale. E poi è ora di finirla con queste guerre di religione: la concorrenza non è più tra grande e piccola distribuzione, visto che la prima ha già fagocitato tutto il possibile della seconda. La concorrenza è tutta interna ai grandi distributori e, conseguentemente, a quel che è rimasto dei piccoli. Quello che non bisogna dimenticare è il numero dei posti di lavoro (forse migliaia) che un'area così riqualificata riuscirà a produrre».
IL VECCHIO-NUOVO IMPIANTO Un aspetto controverso è legato al nuovo e oneroso intervento, ancorché privato, per demolire e rifare uno stadio costruito nemmeno venti anni fa e costato alle casse pubbliche circa 110 dei vecchi miliardi di lire. «Purtroppo il Delle Alpi nacque vecchio», conclude il sindaco di Torino, «perché realizzato secondo la dottrina dell'ex presidente del Coni Primo Nebiolo (che era torinese), che prediligeva l'atletica leggera. Non era uno stadio nato per il calcio e questo ne ha decretato prima l'abbandono da parte delle squadre cittadine e poi l'attuale demolizione».
Così il Comune di Torino e la Juventus hanno operato nel reciproco interesse, con un occhio alle casse pubbliche e uno agli investimenti della società e al comfort dei tifosi: «Ditelo a Floris: se Cagliari vuole una consulenza noi gliela forniamo anche gratis».
03/04/2009