Il ministro Orlando: decisiva la reazione delle comunità locali - Coinvolgere i cittadini nella vita delle istituzioni come antidoto agli attentati e all'illegalità
Non dev'essere facile, se sei un ministro della Giustizia, spiegare come difendere i sindaci sardi dai criminali. Ancora meno facile se lì vicino ti trovi il primo cittadino di Desulo, ultimo bersaglio degli attentatori, lasciato solo in trincea prima che le fucilate gli devastassero la casa e la serenità familiare. Ci ha provato Andrea Orlando, guardasigilli del governo Renzi in missione ieri nell'Isola, a confortare gli amministratori nel mirino, dicendo sommessamente che la risposta deve arrivare dallo Stato, certo, «ma soprattutto dalle comunità». Perché serve «più partecipazione» per garantire la democrazia e isolare i violenti.
IL MINISTRO A Cagliari per un convegno sulla legalità organizzato dal Comune, Orlando ha voluto subito esprimere «vicinanza e sostegno alle amministrazioni locali, avamposto dello Stato, l'interlocutore più importante nel rapporto con le società». Quindi, solenne impegno per «aiutare i Comuni e assicurare i presìdi delle forze dell'ordine». Sul palco del teatro Massimo, il ministro ha poi ascoltato l'appello del sindaco di Desulo, Gigi Littarru: «Io ho deciso di andare avanti ma devo constatare che lo Stato il più delle volte non ci è vicino». C'è bisogno di «onestà, legalità e giustizia» e che qualcuno di «questi ignoti attentatori venga trovato e perseguito». Orlando ha preso nota e, evitando il classico ritornello ministeriale del «più uomini e mezzi» come rimedio alla criminalità, ha scelto una strada diversa. «Come creare gli anticorpi?», si è chiesto. «Repressione e prevenzione funzionano. Ma più efficace è la partecipazione alla cosa pubblica, dove la gestione dei servizi, dalla sanità alla scuola, viene discussa con i cittadini». E non basta «solo votare ogni cinque anni o andare su internet pensando di capire come funziona il mondo, bisogna creare luoghi dove cresca la partecipazione, dai sindacati ai partiti e alle associazioni». Perché «lo Stato e la democrazia non sono proprietà di qualcun altro». La risposta deve quindi arrivare anche dal basso: «Il sindaco Littarru ha vissuto una vicenda grave e inaccettabile e lo Stato deve stargli accanto. Ma nella vita di tutti i giorni sono le comunità a dover manifestare la vicinanza alle istituzioni e ai propri amministratori».
IL CONVEGNO L'incontro, aperto dal sindaco Massimo Zedda e coordinato dal direttore dell'Unione Sarda, Anthony Muroni, è poi andato avanti con le domande dalla platea di studenti che hanno affollato il teatro. Orlando ha prima «rivendicato con orgoglio l'informatizzazione del processo civile» come un primo passo verso lo snellimento del pachiderma giustizia, per poi soffermarsi sull'argomento politico che ha tenuto banco nell'ultimo mese. A chi gli chiedeva se il ddl sulle unioni civili fosse un compromesso al ribasso, il ministro ha risposto difendendo il testo appena passato al Senato: «Si fanno le cose che si possono fare nelle condizioni date. La possibilità di approvare una legge più avanzata non c'è, o almeno c'è stata fino a un certo punto».
Poi però stava per saltare tutto. «Così abbiamo preferito mettere al sicuro quello su cui c'era un accordo consolidato, le unioni civili, lasciando a un altro momento la stepchild adoption, che avrebbe rischiato di affossare tutto». Orlando non ha dubbi: «Si tratta di un passo avanti, una conquista per tutta la società. Non do ascolto a quelli che dicono “non c'è tutto e quindi non c'è niente”». E l'obbligo di fedeltà «andrebbe tolto non solo per le unioni civili, ma anche per i matrimoni. Nessuna legge lo dovrebbe imporre».
Alessandro Ledda