Gli impianti non hanno rispettato le norme ma il dossier sui nuovi forni procede
Tre diffide in nove mesi per Tossilo, una per il Tecnocasic: secondo le Province di Nuoro e Cagliari i due inceneritori della Sardegna non rispettano le prescrizioni delle autorizzazioni ambientali integrate, rilasciate anni fa. Rischiano la chiusura (le eventuali sanzioni vanno dalla sospensione alla revoca dell'Aia), ma nel frattempo le procedure per il loro revamping - cioè l'aumento della potenza con l'installazione di nuovi forni - vanno avanti. Paradossi all'ombra delle ciminiere, che in questi anni hanno inquinato più delle previsioni e senza seguire le regole imposte dalle amministrazioni provinciali.
TOSSILO Lo stabilimento di Macomer nel corso del 2015 ha collezionato tre cartellini gialli. Il primo a febbraio, quando nella discarica che serve l'impianto la pioggia fece tracimare il percolato nei terreni vicini. Mancavano i vasconi di contenimento, che il consorzio industriale ha dovuto realizzare in fretta e furia dopo la diffida. Con oltre due anni di ritardo dal rilascio dell'Aia rilasciata nel 2013. L'autorizzazione viene rinnovata nel corso del 2015 ed ecco che a settembre arriva un'altra diffida: la società che gestisce lo stabilimento deve immediatamente «avviare un'indagine di biomonitoraggio ambientale» per misurare le ricadute dell'incenerimento sul suolo e sulle piante. A fine ottobre un'altra lettera, in cui vengono evidenziate quattro violazioni. Non è stato comunicato all'Arpas l'inizio delle attività di autocontrollo; non vengono conservate le registrazioni relative alle aree di stoccaggio; non vengono rispettate le frequenze di campionamento delle sostanze inquinanti e il “Sistema di gestione ambientale” è incompleto.
MACCHIAREDDU Poi c'è l'inceneritore di proprietà del Cacip - consorzo industriale di Cagliari -, gestito dalla società Tecnocasic: anche qui secondo il settore Ecologia della Provincia le prescrizioni dell'Aia rilasciata nel 2010 non sono rispettate. Mancano le centraline di monitoraggio dell'inquinamento e nel deposito dei rifiuti pericolosi non è ancora stata costruita la copertura. Mentre per il sistema di controllo dovrebbe essere rispettata la scadenza di marzo, per la chiusura della zona di stoccaggio servirà più tempo. Ecco perché ieri i rappresentanti di Provincia, Cacip e Tecnocasic si sono incontrati: «Abbiamo avviato un percorso condiviso per rispettare le prescrizioni, ma ci servirà più tempo», spiega il presidente del consorzio industriale Salvatore Mattana. Il dirigente della Provincia Michele Camoglio ha chiesto una relazione sullo stato dell'inceneritore: «Siamo disposti a rivedere le prescrizioni contenute nell'Aia: aspettiamo le controdeduzioni e le richieste del Tecnocasic». Il termovalorizzatore rischia comunque di ricevere una seconda diffida nei prossimi mesi.
Michele Ruffi