Per il Tar Lazio pensioni di invalidità e indennità di accompagnamento non fanno reddito Calcolo dell'Isee: un bel pasticcio Quarantamila sardi rischiano di perdere il sostegno dello Stato Pensioni di invalidità e indennità di accompagnamento riconosciute a chi soffre di disabilità: è allarme. Migliaia di sardi in questa condizione (oltre 40.000, stima l'associazione Altroconsumo Sardegna) che contavano sul sostegno economico da parte dello Stato, dal 2014 hanno perso aiuti tra i 1.800 e i 2.000 euro, pur non essendo certo diventati più ricchi. La situazione ha del paradossale: ci sono tre sentenze del Tar del Lazio che, accogliendo un ricorso presentato dalle famiglie dei portatori di handicap, bocciano il nuovo sistema di calcolo dell'Isee utilizzato come parametro per l'accesso ai servizi assistenziali. Risultato: pensioni di invalidità e indennità di accompagnamento percepite in ragione di una disabilità accertata, dicono i giudici amministrativi, «non fanno reddito», quindi non devono rientrare nell'Isee, ma sono «compensazioni» per condizioni di svantaggio. Senza la pronuncia del Tar, chi riceveva indennità a causa di una disabilità sarebbe risultato “ricco” e avrebbe perso, in tutto o in parte, il diritto a prestazioni necessarie.
Tutto chiaro, no? Non proprio. Perché il Consiglio di Stato ha bocciato la successiva richiesta di sospensiva presentata dal Governo, rimandando poi al merito l'applicazione delle sentenze del Tar Lazio. Un pasticcio, insomma. Perché se da un lato il Consiglio di Stato, bocciando la sospensiva, riconosce validità alla decisione del Tar, dall'altro però, senza una sentenza («che tarda ad arrivare») legittima ad applicare il nuovo Isee. «È uno scandalo», tuona Francesco Mattana, rappresentante regionale di Altroconsumo. «Perché in base al codice di diritto amministrativo, le sentenza di primo grado sono immediatamente esecutive. Dunque chi non recepisce le sentenze del Tar non solo penalizza le persone con disabilità, ma ricade in un vero e proprio abuso di ufficio. Pensioni e indennità di accompagnamento servono per limitare il divario tra chi ha una disabilità e chi non ce l'ha, introdurla nel calcolo dell'Isee è una discriminazione».
Per capire quanto sia importante che pensioni di invalidità e indennità di accompagnamento restino fuori dal calcolo Isee, facciamo un esempio: prendiamo il caso di una famiglia composta da un padre lavoratore, una mamma lavoratrice part-time, due figli in età scolare, e una zia (la sorella di un coniuge) non vedente, quindi disabile al 100%. Supponiamo che il padre guadagni 20.000 euro lordi (1.000 al mese netti), la mamma la metà: totale 30.000 lordi. La zia non vedente percepisce la pensione d'invalidità civile, che per il 2014 è stabilita in 301,91 euro per i non vedenti assoluti (fonte Inps), più un'indennità di accompagnamento di 504,07 euro. «Se fino ad oggi la pensione e l'indennità di accompagnamento della zia non vedente non venivano considerati nel reddito Isee, da quest'anno invece lo saranno», avverte Francesco Mattana.
Per questo motivo, Altroconsumo Sardegna invita i familiari a formulare una diffida: «A chi presenta l'Isee consigliamo di diffidare le istituzioni dall'applicare modalità di calcolo diverse da quelle indicate dalle sentenze del Tar del Lazio, avvertendo che in caso di inottemperanza saranno adite le sedi civili, penali ed erariali. Perché un Isee calcolato con modalità differenti oggi non è a norma di legge».
Mauro Madeddu