GIOVEDÌ, 02 APRILE 2009
Pagina 2 - Cagliari
Si mobilitano i gruppi che da anni difendono il colle
MAURO LISSIA
CAGLIARI. Si va a Tuvixeddu «come Leonida a difendere il passo delle Termopili». L’invito e rivolto alle migliaia di cagliaritani che non vorrebbero vedere la necropoli punico-romana affogare nel cemento. Di certo domenica mattina ci saranno quasi tutte le associazioni culturali ed ecologiste che da anni si battono contro i 260 mila metri cubi di edifici targati Nuova Iniziative Coimpresa.
«Noi non ci arrendiamo - hanno detto ieri Vincenzo Tiana di Legambiente, Maria Paola Morittu e Fanny Cao di Italia Nostra, Luca Pinna del Wwf - e finchè esiste la possibilità di fermare quel progetto, continueremo a lottare». Come Leonida, appunto. Solo che al posto di archi, frecce e scudi i ‘nemici’ hanno usato con grande perizia le norme della giustizia amministrativa, mandando all’aria ogni tentativo di impedire per via legale l’edificazione del colle. Difficile spuntarla quando «la stessa amministrazione comunale si è schierata in giudizio con il costruttore». Un caso di autolesionismo consapevole, come se i mattoni privati rendessero più di un bene archeologico inestimabile come quello del colle punico. Ancora più difficile quando persino l’Università, istituzione che in genere sta dalla parte della cultura, anzichè perorare la causa della conservazione «ha preso la sua parte di volumetrie».
Tiana - che ha ospitato nella sede di Legambiente una conferenza stampa - ha fatto una rapida cronistoria del caso Tuvixeddu «aperto quasi vent’anni fa e arrivato oggi a una fase molto critica». Forse la fase finale, perchè dopo l’ininterrotta serie di sconfitte giudiziarie Renato Soru, il nemico pubblico numero uno di Coimpresa, ha dovuto lasciare la presidenza della Regione a Ugo Cappellacci: «E abbiamo visto tutti le fotografie del nuovo governatore - ha scherzato Tiana - che brindava alla vittoria delle elezioni insieme a Gualtiero Cualbu...». Resta qualche speranza? «Per noi sì - ha insistito Fanny Cao - perchè negli ultimi anni Tuvixeddu da luogo dimenticato che era, ha raccolto l’interesse della cultura e della stampa nazionale, ne ha scritto il Times di Londra, abbiamo visto servizi televisivi nelle maggiori trasmissioni d’informazione. C’è una nuova sensibilità per la tutela di questo sito fondamentale, possiamo ancora farcela». Se il ministro dei beni culturali Sandro Bondi se n’è lavato le mani («mettetevi d’accordo fra di voi») e l’aria politica attorno al colle vira al grigio calcestruzzo, l’ultima offensiva anti-Coimpresa resta dunque affidata alle associazioni, che nel frattempo hanno reclutato anche il Global Social Forum di Serafino Canepa («quel progetto è un’infamia, non è un problema solo nostro ma di tutto il mondo...») e gli studenti universitari del Movimento Unitario: «Questa battaglia - ha detto Giorgia Loi - non è di destra nè di sinistra, è una battaglia per la cultura». Domenica ci saranno anche loro.
Spunta l’idea, ironica ma non troppo, di un prossimo libro nero: «Potremmo scriverci quanto è accaduto negli anni attorno al colle di Tuvixeddu - sorride Tiana - coi nomi e i cognomi dei protagonisti. Così, a futura memoria». Magari un libro da allegare al fascicolo che la Procura della Repubblica sta per chiudere sulle vicende collegate al grande progetto di edificazione, dove nomi e cognomi si annunciano eccellenti.
Ma torniamo alla manifestazione di domenica prossima «una catena umana per Tuvixeddu»: la richiesta rivolta alle istituzioni è di allargare i vincoli paesaggistici sull’area archeologica, con la revisione profonda del progetto Coimpresa. L’appuntamento è alle 10 sul colle, nel prolungamento di via Bainsizza. La conclusione è prevista per mezzogiorno davanti alla Grotta della Vipera in vico I Sant’Avendrace dopo un’esplorazione dell’area. Il passo successivo un contatto con Cappellacci: «Chiederemo al presidente della Regione di venire con noi a fare un sopralluogo all’interno della necropoli di Tuvixeddu - ha annunciato Tiana - vogliamo mostrargli nel dettaglio il vero, straordinario valore di tutta l’area perchè venga conservata così com’è».