Campagna elettorale: grazie al web si risparmia - Dalle cene del Pd all'autofinanziamento dei candidati
«La politica costa», dicono con rassegnato realismo i candidati sindaci in corsa per le amministrative. Con qualche impercettibile distinzione per il modo di intendere i costi necessari e le forme di finanziamento. Il Pd, per esempio, ha indicato un metodo: cene di autofinanziamento. Poco meno di duecento ospiti (dirigenti, consiglieri, assessori) in un hotel cittadino, quota base di partecipazione: 120 euro. «Per sostenere la campagna elettorale del centrosinistra, che ha in Massimo Zedda il leader», spiega Nicola Montaldo, segretario Dem, «occorrono fondi che il partito non ha. Da qui la scelta dell'incontro conviviale tra iscritti e simpatizzanti».
IL METODO Non è escluso che altri candidati possano seguire lo stesso metodo. Pierpaolo Vargiu, candidato sindaco del movimento #CA_mbia CA_gliari : «Noi ci serviamo di altre forme di autofinanziamento, come le piccole donazioni che possono anche permettere di raggiungere cifre considerevoli. Ma il fatto è che noi non abbiamo in cantiere una campagna elettorale fatta di botti ed effetti speciali: rispetteremo la nostra natura civica». Cene escluse? «Non abbiamo pezzi da novanta da invitare, ci affidiamo alla generosità dei donatori».
LA CRITICA Paolo Matta, candidato sindaco per La Quinta A , è caustico: «L'idea della cena di autofinanziamento la trovo superata. Pensavo appartenesse a epoche passate, certo non riconducibili alla sinistra ma semmai alla destra. Mi sbagliavo». La sua idea di autofinanziamento: «A meno che uno non pensi a forme di autopromozione vecchio stile con l'impiego di manifesti, pullman, kermesse, oggi ci sono mezzi che consentono di integrare i sistemi tradizionali». Il metodo-Matta: «Abbiamo cinque collaboratori che curano la parte online, che integra la vecchia forma di comunicazione elettorale. Per farlo bastano pochi euro. Poiché si tratta di giovani, saremo noi delle liste ad autofinanziarci. Io faccio campagna nei quartieri, non pratico l'illusione politica, curo la politica del risparmio». Garantisce: «Certe vecchie dinamiche del consenso non le condivido né riuscirei a praticarle. La mia è una campagna a costo zero, praticata con sobrietà e semplicità».
LE DIFFICOLTÀ Paolo Casu, candidato sindaco di Insieme Onestamente per Cagliari , non nasconde le difficoltà: «Sto cercando di stringere i denti, punto molto sull'impegno personale e sull'immaginazione. Con gli altri candidati ci autofinanziamo, dieci euro a testa, per sostenere il nostro lavoro quotidiano di contatti in giro per la città». La presenza dei social: «Per fortuna esistono, oggi con il loro impiego si risparmia molto: in un lampo si raggiungono tanti amici». C'è chi non si accontenta di Facebook e dei blog. Casu: «Spende di più chi deve supplire con annunci e promesse a una deficit di credibilità. Chi è credibile spende poco, chi si muove in un ambito fatto di opacità è costretto a investire. Io, per risparmiare, e mettere subito i cittadini di fronte alla possibilità di conoscere e scegliere sui programmi proposti, ho lanciato l'idea del confronto televisivo tra candidati sindaci ma a tutt'oggi non mi sembra ci siano state adesioni. Vuol dire che il confronto lo farò da solo, in radio».
LA FORZA Enrico Lobina, candidato sindaco di Cagliari Città Capitale , mostra la forza di chi punta sulle idee. Chiarisce: «Ci stiamo autofinanziando con pochi euro a testa. Non potrei permettermi di più. Alla fine faremo la nostra campagna elettorale con poche migliaia di euro. Il nostro vantaggio è di non esserci svegliati all'ultimo momento: siamo nelle strade e nelle piazze da cinque anni, non da ieri. Abbiamo una comunità che ci segue sul web, mentre altri candidati devono cercare finanziatori: penso a Massidda, Vargiu, Zedda. Noi siamo diversi».
Pietro Picciau