Concerto al lirico
H ansjörg Albrecht è un signore tedesco di 44 anni dall'aria mite, con incipiente stempiatura e occhialini leggeri che fanno tanto impiegato del catasto. In realtà si tratta di uno dei più apprezzati organisti e clavicembalisti in circolazione nonché direttore artistico del Münchner-Bach Chor Orchester, chiamato negli ultimi due giorni a guidare l'orchestra e il coro del teatro Lirico in occasione del quarto appuntamento con la stagione concertistica 2016. Reduce dai fuochi d'artificio dello show del duo Igudesman & Joo, il pubblico ha gradito l'esecuzione - diretta da Albrecht con gesto calibrato e gusto contemporaneo - del Meeresstille und glückliche Fahrt per coro e orchestra op. 112 di Beethoven, dittico sinfonico composto nel 1815 che mette in musica due lieder di Goethe. Alla quiete quasi sinistra dell'immenso “mare calmo” si contrappone l'allegra operosità del navigante, lieto di rivedere la terra ferma dopo tanto penare. La serata è definitivamente decollata con la complessa Settima sinfonia in La maggiore ancora di Beethoven, con l'orchestra del Lirico che ha confermato la buona vena già palesata nelle prime tappe della stagione (in particolare sotto la direzione del maestro Giampaolo Bisanti): attacchi senza sbavature, ritmo, sonorità rotonda tali da non sciupare nulla dell'avvolgente magnificenza della partitura, che lo stesso genio di Bonn definì «una delle mie opere migliori». È stato però nell'interpretazione dei quattro movimenti della Prima sinfonia in Fa minore di Šostakovic che Albrecht è riuscito a mettere qualcosa di suo in più, nell'intento di valorizzare l'ironia sottostante quell'insolita (il musicista russo compose la Prima sinfonia nel 1925, a 19 anni) miscela di tinte ora funeree ora gioiose, (solo) apparentemente priva di una effettiva impalcatura di sostegno. Il tributo degli spettatori al termine del crescendo finale ha aperto le porte alla versione da concerto delle Danze polovesiane presenti alla fine del secondo atto del Principe Igor di Aleksandr Borodin, occasione per il coro per ricevere il meritato plauso.
Fabio Marcello