IS MIRRIONIS. Trasformato in centrale dello spaccio: l'appartamento era stato sequestrato
«Non entrate in quella casa»: 10 inquilini costretti a fuggire
Dieci persone per una casa comunale in via Is Mirrionis, civico 94, costrette a fuggire perché minacciate anche di morte: «Chi entrerà in quell'abitazione verrà fatto saltare». Sono le 9. Ingresso delle case-parcheggio di via Timavo, teatro nei mesi scorsi di due blitz antidroga. I dieci assegnatari, chiamati dagli uffici del Patrimonio scorrendo la graduatoria comunale, sono puntuali. Devono vedere un piccolo appartamento: 41 metri quadri al terzo piano della scala B. È quello messo sotto sequestro dalla Procura perché trasformato in una centrale dello spaccio. Le dieci famiglie, prima dell'arrivo dei funzionari comunali, vengono accolti da tre giovani. «Vi conviene non entrare in quella casa. O sarà peggio per voi».
LA PAURA Quando intervengono i dipendenti del Comune le minacce sono andate a buon fine. «Perché ci fate venire a vedere un appartamento che voi stessi considerate pericoloso?», chiedono gli assegnatari. Una donna si fa forza e avanza la sua candidatura: «Io voglio provare. Ho bisogno di un'abitazione. Le minacce? Pazienza, mi serve un tetto o tra poco mi troverò in mezzo a una strada». È sola. Sono gli stessi funzionari comunali a dirle che forse non è il caso di andare a vivere in quelle palazzine. Il gruppetto, sconsolato, si dirige nel vicino commissariato di Sant'Avendrace. Parlano con gli agenti. Hanno paura di denunciare con nome e cognome quanto accaduto. «Viviamo da queste parti e abbiamo figli. Temiamo che ci possano rendere la vita impossibile». Un esposto anonimo servirebbe a poco. Così gli assegnatari abbandonano la strada della querela e decidono di rivolgersi direttamente al Comune. Si dirigono in via Roma.
LA SCONFITTA DELLE ISTITUZIONI Testa china, non credono ancora a quanto accaduto poco prima. La giornata della svolta, almeno per una famiglia, si è trasformata in un incubo. «Vogliamo che sia chiaro un concetto: nessuno di noi ha rinunciato a quell'abitazione. Siamo stati costretti con le minacce ad andare via». Una sconfitta per le Istituzioni. Un diritto, quello di avere una casa, va in fumo per minacce: forza e violenza, è il risultato, vincono su giustizia e diritti. «E le Istituzioni cosa fanno? Osservano e non fanno nulla», dicono sconsolati i superstiti di una mattinata ai confini della realtà.
LA DENUNCIA Sotto i portici di via Roma, davanti al cancello del Comune, aspettano di poter parlare con qualcuno. Si fa avanti una persona dello staff del sindaco (fuori sede per un impegno istituzionale). Gli assegnatari (una donna sola che tra qualche settimana sarà senza casa, una madre di due bambini, una coppia con tre figli a rischio di sfratto, un'altra giovane costretta a vivere dai genitori insieme a due bimbi piccoli, altre due donne in cerca di una sistemazione) raccontano quanto avvenuto un'ora prima a Is Mirrionis. «Siamo arrivati e subito si sono avvicinati, fuori dai parcheggi, due tizi giovani. Ci hanno chiesto se fossimo lì per la casa sotto sequestro. Poi ci hanno osservato. Infine le minacce: “vi conviene non accettare quell'appartamento”, “se venite qui vi facciamo saltare”, “la vostra esistenza qui sarà un inferno”. E altre frasi difficilmente interpretabili». Il rappresentante del sindaco ascolta impietrito. «Quando sono arrivati i funzionari dell'assessorato al Patrimonio ci hanno trovato spaventati. Ovviamente i giovani si erano allontanati. Nessuno di noi ha avuto il coraggio di varcare il cancello. Ci ha provato la ragazza sola ma sono stati gli stessi dipendenti comunali a sconsigliarle di andare a vivere in quella casa. Perché il Comune ci ha convocato se tanto sapeva già che sarebbe stato impossibile entrare in quell'appartamento? Chi ci deve tutelare?»
CASA DELLA DROGA Il Comune poche ore dopo si attiva, segnalando quanto accaduto a Procura e Questura. La casa della droga era stata sequestrata dopo il blitz dei Carabinieri. Era regolarmente assegnata a un cittadino in graduatoria che non ci viveva più da tempo: forse l'organizzazione criminale l'aveva acquistata in nero (sembra per cinquemila euro) oppure aveva ricevuto un invito ad andare via. Lo stesso invito, accompagnato dalle minacce, fatto pervenire ai dieci assegnatari ieri mattina.
Matteo Vercelli