Secondo il vicepresidente del Consiglio comunale i costi vanno addebitati alla Regione
Passa all'unanimità la mozione presentata da Paolo Casu
Bottiglie di plastica e di vetro, lattine di birra e di coca cola, scatolette, brandelli di buste della spesa, alcune scarpe vecchie, neanche appaiate, e tanto altro in questa variegata esposizione di spazzatura seminascosta dalle erbacce che circondano il pronto soccorso dell'ex ospedale Marino o, meglio, di quel che ne resta. Vale a dire: uno schifo assoluto, peraltro a due passi dalla pista ciclabile, cioè dalla parte del Poetto completamente rivisitata e rimessa a nuovo, e dalla splendida e affollata, anche ieri, spiaggia dei Centomila. Davanti a quello che un tempo era l'accesso alla sala emergenze c'è un'altra scatola malandata di mattoni e cemento, in origine gli uffici amministrativi con tanto di tetto in eternit e amianto.
«Fossi nei panni del sindaco Zedda - dice Paolo Casu, attuale vice presidente del Consiglio comunale e candidato alla carica di primo cittadino - farei subito un'ordinanza per radere al suolo questo scempio. E addebiterei i costi dell'abbattimento e del ripristino dei luoghi alla Regione, che è proprietaria dei ruderi. Almeno questi edifici non sono beni identitari e non hanno vincoli di nessun tipo. Non capisco cosa si stia aspettando».
Queste cose, Casu le ha scritte nero su bianco in una mozione presentata nel marzo dello scorso anno in Aula e votata all'unanimità solo nei giorni scorsi. Non è il solo a pensarla così. «Dipendesse da me, butterei giù tutto, questi edifici vanno rasi al suolo perché sono un pugno nell'occhio, deturpano un posto meraviglioso. Ma quando mai, con un viale così bello, dove finalmente la gente può passeggiare in tranquillità, si possono lasciare in piedi due brutture del genere?», dice Antonio Cannas, cagliaritano doc, tuta e scarpe da tennis, che cammina a passo veloce nel viale. «Se proprio non vogliono abbatterli - sottolinea Santo Imbesi - che almeno li sistemino e ci ricavino appartamenti per le famiglie che non hanno casa. Tenerli in queste condizioni non ha senso, è una vergogna».
Non ha torto. Basterebbe gettare lo sguardo sulla spiaggia. Un'infinità di vele colorate che disegnano traiettorie nel cielo, una distesa di surf in acqua e tanta, tantissima gente che cammina sulla sabbia manco fossimo d'estate.
È il Poetto, una bellezza. Appunto. «Guardi - insiste Casu - sulla questione dell'ex Marino il tempo sta passando inutilmente senza che si affronti la situazione in qualche modo, giusto o sbagliato che sia. Pensi che in sette anni di lavoro sono state fatte 28 conferenze di servizi con 20 diversi enti interessati: sa cosa è stato deciso? Nulla di nulla. Resto dell'opinione che l'ex ospedale vada assegnato alla Prosperius, che ha vinto una gara pubblica, tenendo conto del risarcimento milionario a cui andremo incontro nel momento in cui la Regione dovesse decidere di azzerare tutto, per il resto che si spazzi via tutto. Per il bene della città, è il caso che si faccia chiarezza una volta per tutte».
Il vecchio pronto soccorso è protetto da tre reti di recinzione, sistemate in tempi differenti, lo si intuisce dal grado di ossidazione del metallo, il secondo manufatto ha le porte in ferro arrugginite, chiuse con catene e lucchetti, e coperto da arbusti ed erbacce. Sono sufficienti per tenere lontano chiunque.
«È anche un problema di sicurezza e di igiene - sottolinea Paolo Casu - l'ho spiegato nell'ordine del giorno. È stato votato all'unanimità solo nei giorni scorsi ma restano sempre chiacchiere, il buon senso e la buona politica avrebbero indotto il sindaco a predisporre un'ordinanza, firmarla e renderla immediatamente esecutiva».
Insomma, il consigliere di “Democrazia e solidarietà” vuole l'intervento delle ruspe e basta. «Lasciarlo così, d'altronde, a che serve?», si chiede Fabrizio Coni. Già, a che serve?
Vito Fiori