TAR. I giudici annullano l'aggiudicazione dell'appalto da mezzo milione di euro
Non è bastato che la commissione del Cacip desse un singolo punteggio finale alle varie offerte in gara: avrebbe dovuto anche comunicare, distintamente per ciascun commissario, le valutazioni dei singoli elementi richiesti dal bando. Per questa ragione i giudici del Tar Sardegna hanno annullato l'aggiudicazione dell'appalto da oltre mezzo milione di euro per il potenziamento del termovalorizzatore, ritenendo ci sia stata una violazione del disciplinare di gara.
Tutto da rifare, dunque, nella gara indetta a fine 2014 dal Cacip, il Consorzio industriale provinciale di Cagliari, per affidare l'appalto di revamping delle linee A e B del termovalirizzatore di Macchiareddu, con una base d'asta di 535 mila euro. I giudici amministrativi hanno cancellato la determina con la quale, nel luglio scorso, il dirigente Anna Maria Congiu aveva aggiudicato la gara al raggruppamento di imprese Tfb Partner con sede in Svizzera. A rivolgersi al Tar, impugnando gli atti della gara e la valutazione della commissione, era stato lo studio di ingegneria Dell'Acqua Bellavitius di Milano attraverso l'avvocato Franco Pilia. In giudizio, davanti alla prima sezione presieduta da Caro Lucrezio Monticelli, si era poi costituito sia il Cacip (con il legale Enrico Salone) che la società vincitrice (con l'avvocato Giuseppe Martinelli).
Entrando nel merito della decisione, i giudici amministrativi hanno respinto la parte del ricorso che riguardava la composizione della commissione di gara, ritenendo rispettasse il principio di trasparenza (visto che era stata selezionata con una comparazione dei nominativi forniti dall'Ordine degli Ingegneri e di altri indicati dalla facoltà di Ingegneria). I magistrati, invece, hanno ritenuto valide le obiezioni relative alla «violazione del disciplinare di gara», rimarcando che ciascun commissario avrebbe dovuto esprimere la propria votazione distintamente e per ciascuno degli elementi richiesti nel bando alle società partecipanti.
«Stante la fondatezza delle censure», si legge nella sentenza, «l'impugnazione avanzata col ricorso principale deve essere accolta, con conseguente annullamento dei provvedimenti impugnati e declaratoria di inefficacia del contratto stipulato con la controinteressata». Azzerando l'esito della gara, il Tar ha anche condannato il Cacip a pagare alla società ricorrente 3000 euro di spese di giudizio.
Francesco Pinna