Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Differenziata, crescita a rilento E la bolletta dei rifiuti resta salata

Fonte: L'Unione Sarda
9 febbraio 2016

IL RAPPORTO.

Cala la produzione di immondizia ma aumenta la spesa pro capite 

Diminuisce l'immondizia prodotta, la raccolta differenziata cresce - anche se di poco e al di sotto degli obiettivi di legge - ma aumentano anche i soldi che ogni sardo in media spende per liberarsene. Sono dati riferiti al 2014 quelli dell'ultimo “Rapporto sulla gestione dei rifiuti urbani” stilato dall'Arpas per conto dell'assessorato regionale all'Ambiente. Gli ultimi e i più completi, riportati in un dossier datato dicembre 2015, e dovrebbero offrire un quadro totale della filiera del pattume nell'Isola.
Dovrebbero. Perché è scritto anche nel documento: ci sono ancora tanti, troppi Comuni che non hanno compilato le schede necessarie all'agenzia regionale per scattare una fotografia senza punti scuri. Qualcuno lo snobba, eppure il rapporto, si legge nella premessa, «rappresenta un importante strumento di monitoraggio per adattare ed ottimizzare le azioni e gli indirizzi che consentiranno alla Sardegna di fare un salto di qualità a favore di un'efficiente politica sulla gestione dei rifiuti». Che significa: trovare il modo di tagliare i costi e rispettare l'ambiente.
I GRANDI NUMERI Il censimento finale dipinge il 2014 «in continuità» con l'anno precedente. «Si registra un'ulteriore lieve riduzione del quantitativo totale raccolto sul territorio regionale». Solo dell'1 per cento, ma i sardi hanno prodotto meno scarti: 725.027,19 tonnellate nel 2014 contro le 732.667, 90 dell'anno prima. I quantitativi, ovvio, si riferiscono a quelli che prendono la strada di un corretto smaltimento. Non sono conteggiate le discariche abusive.
La Sardegna è in controtendenza rispetto ad altre aree della Penisola. E le cause sono due, non entrambe positive. Da un lato ha influito «il momento economico sfavorevole che qui ha continuato a perdurare anche nel corso del 2014». Ma è anche «un segnale di come i sistemi più diffusi di gestione (porta a porta domiciliare integrale, supportato dalla presenza sempre più ampia di ecocentri) tengano sotto controllo la produzione». Ogni sardo produceva 440 chili ogni dodici mesi, sono diventati 436. La differenziata è passata dal 50,9 per cento del 2013 al 53 dell'anno dopo. Le soglie imposte dall'Europa sono lontane, ma l'Isola si piazza tra le prime dieci regioni della classifica italiana.
A frenare la scalata della graduatoria ci sono i grandi centri: il peso maggiore è quello di Cagliari, che da tempo immemorabile non riesce a far decollare il nuovo appalto. Non hanno aiutato continue proroghe, poi una lunga battaglia giudiziaria, seguita dall'annullamento degli atti di gara. Ora c'è il nuovo bando: non resta che sperare.
Sono virtuose le piccole comunità, ma il loro sforzo non è sufficiente. Tanto che, per paradosso, crescono le spese pro capite per la gestione dell'immondizia in generale e per lo smaltimento in particolare. La tariffa media regionale è passata dai 155,3 euro a tonnellata del 2013 ai 157,8 dell'ultima annualità monitorata (più 1,6 per cento). E il costo totale per residente fa segnare un più 0,6 per cento: da 169 a 170 euro. Il dossier dell'Arpas spiega anche le motivazioni.
LE SPESE Notizia dei primi dell'anno: il Tecnocasic di Macchiareddu - che serve Cagliari e molti centri dell'hinterland - ha dovuto calmierare i prezzi dei suoi impianti per essere competitivo sul mercato. Ma in Sardegna esiste un problema delle tariffe. Una giungla. Tossilo, a Macomer, fa pagare 219 euro a tonnellata. Olbia, per esempio, ne chiede 131. Le differenze dipendono dalla complessità dei trattamenti.
Comunque, dice il rapporto, «facendo un confronto delle tariffe dal 2004 al 2014, si osserva come quelle di smaltimento della frazione secca non riciclabile siano aumentate in media del 116% con aumenti più notevoli per quegli impianti che nel decennio si sono evoluti da semplici discariche ad impianti complessi», come Carbonia. I numeri del costo medio per ogni sardo però sono viziati da una mancanza colpevole da parte di molti Comuni, che non hanno contribuito allo studio nonostante le richieste: hanno collaborato solo 227 Comuni, 41 in meno rispetto al 2013.
Enrico Fresu