AGENDA DIGITALE.
L'obiettivo: superconnessione per il 100% delle famiglie entro il 2020
Partono lavori per la banda ultra larga in 324 Comuni sardi La battaglia contro isolamento, povertà, disoccupazione e abbandono scolastico si combatte anche con Internet. Oggi in Sardegna la stragrande maggioranza dei paesi (e a dire il vero anche diverse zone industriali) ha una rete lenta. Soltanto l'8,5% della popolazione gode di servizi con velocità superiore ai 30 Mbps (la media italiana supera di poco il 20%, quella europea va ben oltre il 60%) e la Regione - in sintonia con le indicazioni di Bruxelles e Roma - ha preso un impegno importante: dare a tutti i sardi la banda ultra larga entro quattro anni. Certo, in molte città d'Italia la fibra ottica viaggia già a 100 Mbps (e a Milano si tocca quota 300) ma tant'è, nell'Isola dei gap infrastrutturali l'intenzione di cambiare rotta, per volare, nel 2020, con pc, smartphone e tablet è considerata priorità assoluta.
È la grande scommessa chiamata “Agenda digitale”, la rivoluzione tecnologica che investirà (in parte è già avviata) sanità, cultura, pubblica istruzione, ambiente, turismo, giustizia. Per la Commissione europea, al fine di favorire l'innovazione e la crescita economica, è (dal 2010) una delle sette iniziative faro della strategia “Europa 2020”, per il Governo Renzi un imperativo categorico per instaurare relazioni moderne tra pubblica amministrazione e cittadini, per la Sardegna la strada obbligata per la sopravvivenza. Una strada, anzi, un'autostrada, riassunta nella delibera “Programmazione unitaria 2014-2020”, firmata dal presidente Pigliaru a ottobre scorso, in cui sono tratteggiati piani, obiettivi temporali e risorse, per «promuovere una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva».
L'assessore agli Affari generali, Gianmario Demuro, cita Henry Ford: c'è vero progresso solo quando i vantaggi di una nuova tecnologia diventano per tutti , e spiega: «La trasformazione digitale è un progetto concreto grazie alle risorse finanziarie messe a disposizione da Bruxelles, da Roma e dalla Regione, in tutto circa 308 milioni di euro, i due terzi di fondi comunitari. E una consistente parte di questo finanziamento è destinato alla realizzazione delle infrastrutture per portare la banda larga nelle aree più svantaggiate, perché l'accesso al web con connessioni veloci è un grande fattore di sviluppo».
I lavori stanno per partire, a marzo apriranno i primi cantieri, e Infratel (la società in house del Mise, soggetto attuatore dei piani banda larga e ultra larga del Governo) ha assicurato la chiusura per la primavera del 2017. I Comuni interessati sono 324, per un totale di 507mila 577 cittadini e 278mila 768 unità immobiliari, l'investimento previsto è di 56 milioni di euro, recuperati grazie all'assessorato all'agricoltura che ha rimodulato dalla precedente programmazione fondi dello sviluppo rurale. È solo un primo passo: il fabbisogno totale per il raggiungimento degli obiettivi ammonta a 279 milioni 175mila 305 euro. Le risorse disponibili a livello regionale (Fesr/Feasr) sono 95 milioni 084mila 390 euro. Dunque, mancano all'appello risorse aggiuntive per 184 milioni 090mila 915 euro.
«I centri selezionati», spiega Demuro, «ricadono nelle cosiddette aree in fallimento di mercato, in cui gli operatori privati non hanno manifestato interesse a investire e dove, appunto, è ammesso l'intervento pubblico».
L'operazione è stata illustrata nei giorni scorsi a Roma, con il sottosegretario con delega alle Comunicazioni Antonello Giacomelli, che ha lodato la Sardegna «per la tempestività degli interventi, che la collocano in testa alle regioni italiane». Dice «tempestività» e, per la cronaca, è una cortesia istituzionale, quei soldi in realtà si sarebbero dovuti spendere in passato, ma evidentemente il resto del Paese è più indietro di noi.
Comunque, è un passo che conta e si sposa con un processo che punta a semplificazione, trasparenza, risparmio e nuovi posti di lavoro, come racconterà l'assessore Demuro nella prima conferenza regionale sull'Agenda digitale (data da fissare) che chiamerà a raccolta cittadini e imprese per dare un contributo “dal basso” alla rivoluzione.
Cristina Cossu