Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

«Terme nell'ex Marino» Filiera del sale per creare lavoro dentro il parco

Fonte: L'Unione Sarda
8 febbraio 2016

MOLENTARGIUS. Anni persi e 20 milioni mai spesi. Rilancio delle saline 

Il trasferimento si sta completando. Parola di Cristiano Erriu, assessore alla Programmazione. Gli edifici del Monopolio di Stato passeranno di mano tra breve per diventare patrimonio regionale. Archeologia industriale in buono stato al servizio del parco del Molentargius. Con una speranza. Che i caseggiati non facciano la fine degli altri monumenti (ad eccezione della palazzina Sali Scelti) mai restaurati, tanto meno sfruttati.
IL CONVEGNO Conferenza sulle zone umide, ieri mattina: la provocazione si fa idea, e l'idea speranza. Magari anche progetto. «La cittadella diventi centro d'accoglienza a parecchie stelle». Roba per quel turismo stanziale e ricco del Nord Europa che oggi sverna in Nordafrica. Uomini migratori, insomma, che potrebbe davvero scegliere Molentargius per le loro vacanze invernali. I numeri, già ora, suggeriscono entusiasmi. Cifre insperate, appena pochi anni fa, per esempio, sul fronte delle crociere, dove per il 2016 si annunciano 300 mila turisti su Cagliari. Così la provocazione, ribadita ieri durante la conferenza sulle zone umide indetta dall'associazione per il parco del Molentargius, Saline e Poetto, Legambiente e Cgil, Cisl e Uil, ha aperto nuovi scenari. E qualche sogno in più. Tra le denunce di troppi ritardi e di tanti soldi (20 milioni di euro) mai spesi per Molentargius. Un tesoro più che un tesoretto (se si pensa - lo ha ricordato Giulio Calvisi del ministero dell'Ambiente - che le 27 aree protette ricevono complessivamente appena 4 milioni l'anno) che servirà per la manutenzione dell'area parco.
IL MANIFESTO Nella giornata delle aree umide, Cagliari lancia il suo manifesto-appello «per il rilancio delle saline e per fare del Molentargius un grande attrattore naturalistico, turistico e motore di sviluppo ambientale della città metropolitana», come ha ribadito il presidente dell'associazione del Molentargius, Vincenzo Tiana. Una smossa a politica e istituzioni per superare l'impasse e fare di queste aree protette vere opportunità di sviluppo economico.
GLI ESEMPI Basterebbe copiare, più che inventare. Guardarsi intorno per trovare i suggerimenti ideali perché Molentargius esca dalla gabbia del paradiso ambientale e stop per diventare opportunità di sviluppo e occasione di lavoro e ricchezza. Saline di Santa Margherita di Savoia. Saline di Cervia. Saline del Nordafrica, da cui tra l'altro l'Italia importa ogni anno 200 mila tonnellate di sale. Lì non hanno rinunciato alla loro storia, modificando le produzioni e occupando una nicchia importante del mercato. Qui, nella “città del sale”, trent'anni fa si decise di sbaraccare. Acque inquinate, dissero al Monopolio di Stato. E mentre l'Isola rinunciava alla sua fabbrica, Puglia ed Emilia crescevano.
L'IDEA E mentre si parlava d'ambiente, di riconoscimenti internazionali, di occasioni perse e nuovi obiettivi nell'ambito della città metropolitana, in testa l'inserimento nel parco della laguna di Santa Gilla (tema caro al sindaco Massimo Zedda), dei Sette Fratelli e di Gutturu Mannu (su cui è stato ricordato da Torre Sanna, vicepresidente nazionale di Federparchi, il vergognoso bisticcio tra sindaci per la conquista della poltrona da presidente che sta ritardando la programmazione), è spuntato fuori il tema della filiera produttiva. Manuela Abis, architetto ed ex assessora all'Ambiente, nel futuro del parco ci ha buttato dentro il vecchio Marino. L'ex ospedale, a due passi dalle vasche delle saline, ideale per ospitare un impianto termale. La filiera, se davvero dovesse ripartire la produzione del sale, è questione reale. Gioco sin troppo facile. Green economy a portata di mano. Sale di qualità da vendere con tanto di marchio doc alla stessa stregua degli apprezzati prodotti di Cervia e Santa Margherita di Savoia. Termalismo (nell'ex Marino). Ricerca scientifica, cosmetica, farmaceutica.
LA STRADA Lalla Pulga, presidente del Parco, è convinta che questa debba essere la strada. Così come - lo ha detto il presidente di Confindustria Maurizio De Pascale - bisogna uscire dal pantano e accendere i motori, dando regole certe perché imprenditori possano investire. Il primo potrebbe essere proprio la Conti Vecchi che lavora nelle saline di Santa Gilla e potrebbe esportare conoscenze e know-how.
Andrea Piras