Sinfonica Questa sera e domani al Teatro Lirico il secondo spettacolo della stagione
Giampaolo Bisanti: «A Cagliari come a casa» -
A drenalinico e dall'energia inesauribile. Tre aerei in un giorno e non sentirli. Arriva in città da Dresda, dove ha diretto la Staatskapelle Dresden. Ed eccolo sul podio, gesto chiaro e deciso, buona dose di carisma: comincia il lavoro di cesello. Giampaolo Bisanti, direttore d'orchestra di origine milanese, torna, dopo il successo della Turandot dell'estate 2014, alla guida dell'Orchestra del Teatro Lirico di Cagliari per il secondo appuntamento con la Stagione Concertistica, stasera alle 20.30 e domani alle 19.
Secondo appuntamento con una stagione che registra già un record di presenze e un alto gradimento del pubblico. In programma, accanto all'Ottava Sinfonia in Fa maggiore op. 93 di Ludwig van Beethoven, con cui prosegue il ciclo integrale delle sinfonie del genio di Bonn, un'altra Ottava Sinfonia, quella in Sol maggiore op. 88 di Antonín Dvorák. Studi di clarinetto, composizione e direzione d'orchestra nel Conservatorio della sua città, poi il successo in numerosi concorsi internazionali tra cui il prestigioso Mitropoulos di Atene nel '98. Da lì in poi, per Bisanti, una carriera in ascesa che lo porta a dirigere nei templi sacri della musica.
Dal clarinetto alla direzione d'orchestra?
«Sono il primo di undici figli, mio padre, con una notevole voce da tenore, arrivò a Milano dal sud, è a lui che devo la passione per la musica. Ancora quattordicenne, sentii i Berliner Philharmoniker diretti da Claudio Abbado al Teatro alla Scala, fu allora che decisi che quella sarebbe stata la mia strada».
Un'intesa ormai collaudata, quella con la compagine orchestrale del Lirico?
«Sì, adoro questa orchestra, la sua voglia di mettersi in discussione e progredire. La mia esperienza qui è iniziata nel 2013 con la direzione di Otello. Questa dimensione di disciplina e abnegazione mi fa stare bene, mi fa sentire un po' a casa».
Due Ottave a confronto per questo programma: qualche anticipazione?
«Due Ottave piuttosto differenti. Nell'esecuzione di queste pagine dell'ultima produzione beethoveniana sottolineerò un'idea esecutiva di fedeltà all'autore che non lasci spazio alla necessità di inserire qualcosa di nuovo a tutti i costi. Il vero significato è nella musica stessa. Nel caso di Dvorák si tratta della più boema delle sue sinfonie: immaginate un viaggio da Dresda a Praga, riconoscerete chiaramente i richiami alla natura, ai sapori di quelle terre».
Luisa Sclocchis