Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Poetto, il mare si è ripreso la spiaggia

Fonte: L'Unione Sarda
1 aprile 2009

A sette anni dall'intervento stanno per essere annullati gli effetti del ripascimento. Ma nessuno si occupa più del problema

Dal 2002 erosi circa 90 metri, venti dall'estate scorsa

Nel 2002 la rotonda del Lido aveva davanti a sé 35 metri di sabbia. Sette anni dopo il mare si è ripreso quasi tutto.
Nell'estate del 2002, dopo il ripascimento, la rotonda del Lido che sino a tre mesi prima era sommersa dall'acqua, aveva davanti a sé 35 metri di sabbia. Sette anni dopo il mare si è ripreso quasi tutto. Basta guardare la seconda foto della sequenza in alto per capire. Nell'immagine aerea, realizzata tre mesi dopo il controverso intervento di protezione civile, si nota la differenza tra la rena bianca e quella scura, riversata sull'arenile dalla draga Antigoon. Una linea di demarcazione tra vecchio e nuovo che oggi sta per essere nuovamente raggiunta. Pochi metri e tutto sarà come prima, tranne il colore e la consistenza della sabbia: prima era bianca e finissima ora è grigio topo e grossa.
EROSIONE GRADUALE L'erosione è stata graduale: meno trenta metri tra il 2002 e il 2004, 20 dal 2005 al 2007, 20 tra il 2007 e il 2008. «Quest'inverno le mareggiate si sono portate via altri venti metri di sabbia», riferisce Sergio Porcedda, amministratore del Lido. Sandro Angioni, proprietario del chiosco-stabilimento Le Palmette, alla prima fermata, conferma. «Facciamo le misurazioni ogni anno a settembre: abbiamo venti metri in meno».
Significa che da marzo 2002 la linea di battigia si è accorciata di 90 metri, a seconda dei tratti di spiaggia. Ed è accaduto non solo a causa del normale assestamento post ripascimento, come sostengono alcuni esperti, ma perché «non sono state rimosse le cause che causarono l'erosione», come sottolineano Enrico Corti, direttore del dipartimento di Architettura dell'università, Enzo Pranzini e Pierluigi Aminti dell'ateneo di Firenze nello studio commissionato dalla Regione nel 2005. Un'“Indagine conoscitiva preliminare per un progetto di salvaguardia e ripristino del litorale del Poetto” voluta dall'allora assessore all'ambiente Tonino Dessì e costata 250 mila euro, che ha ribadito che cosa c'è all'origine dell'erosione e suggerito i rimedi.
LE CAUSE Una delle cause, sottolineano gli esperti, è globale: il livello del mare cresce di qualche centimetro all'anno a causa dello scioglimento dei ghiacciai. Le altre sono locali: in primis la grande fossa scavata dalle draghe a due chilometri dalla costa dal dopoguerra in poi, quando la sabbia del Poetto servì a ricostruire la città. Il furto di due milioni di metri cubi alla natura - proseguito negli anni '80 con il boom di Quartu e nel 2002 con il ripascimento, quando sono stati sottratti al mare altri tre milioni di sabbia sommersa - ha creato una voragine sottomarina che ha modificato le correnti. E siccome «la natura tende a riprendersi ciò che le è stato tolto», come sottolinea Felice Di Gregorio, docente associato al dipartimento di Scienze della terra dell'università, «ecco individuata una delle ragioni per cui il mare avanza».
Le banchine del porto, quelle di Marina Piccola, le costruzioni sul Lungomare, la fine dell'apporto dei fiumi e la demolizione dei casotti, sono notoriamente le altre cause della progressiva avanzata dell'acqua. Hanno modificato la direzione delle correnti e l'attività morfologica del mare e impediscono il naturale movimento della sabbia.
LE SOLUZIONI Processi noti, come le soluzioni: tra le quali un nuovo ripascimento, con modalità da concordare, o la realizzazione di una scogliera artificiale sommersa a 2-300 metri, come hanno fatto in Giappone. Il problema è che nessuno, nonostante gli appelli, si occupa più del Poetto.
ARGOMENTO TABÙ «Non c'entriamo più nulla, per noi ormai quello è un argomento tabù», sorrise, meno di un anno fa Rosaria Congiu, assessore provinciale all'Ambiente. Porcedda la capisce: «Dopo le grane giudiziarie causate dal ripascimento è difficile trovare qualcuno che abbia il coraggio di fare nuovo ripascimento, è una patata bollente. Noi faremmo tutto da soli, se ci dessero il via libera, come hanno fatto nella riviera romagnola e nel Lazio».
OMBRELLONI RAVVICINATI Intanto al Lido, come al D'Aquila, hanno fatto di necessità virtù, ravvicinando gli ombrelloni. Al D'Aquila nel 2002 distavano tre metri e mezzo l'uno dall'altro, ora sono a due e venti. Al Lido i giochi per i bambini sistemati nel 2002 non ci stanno più. Alle Palmette avevano sistemato addirittura una palestra sotto il sole: eliminata. Ora sdraio e ombrelloni sono attaccati alla pedana del bar. «E siccome abbiamo 380 metri quadri di concessione, indipendentemente dalla linea di battigia, ce li prendiamo. Il risultato è che ci sarà sempre meno spiaggia libera», spiega Angioni. E questo vale per tutte le altre venti concessioni del litorale. Con il D'Aquila la natura è stata magnanima: «Quest'anno l'erosione è stata di pochi metri», riferisce Mario D'Aquila. Un'isola felice, considerato che cento metri prima e cento dopo i danni sono stati maggiori. Così il campo di calcetto realizzato nel 2002 si è salvato.
BALLETTO E ZIRONE: BRAVI D'Aquila, come tutti, sollecita un intervento risolutivo. La soluzione giapponese, ad esempio. «Hanno gettato migliaia di auto a qualche chilometro dalla spiaggia creando una barriera naturale». Qui sarebbe irrealizzabile. Ma D'Aquila, una vita al Poetto, è uno che va controcorrente. Dice: «Quei due, Balletto e Zirone (entrambi condannati), con il ripascimento hanno salvato il Poetto. Se non fossero stati così coraggiosi ora l'acqua sarebbe ai villini. Bravi».
FABIO MANCA

01/04/2009