Maleducazione e incuria intorno all'Arena Devinu, spazio pubblico degradato
Un gruppo di ragazzini si cimenta in piroette ed evoluzioni sugli skate all'ingresso del Lirico, in via Sant'Alenixedda mentre si forma una piccola fila davanti alla biglietteria. Immagini di un pomeriggio ordinario. Nelle due gradinate che portano all'Arena Giusy Devinu, gente che sale e gente che scende. Il bianco del travertino fa risplendere questo angolo del Parco della Musica, che si estende sino a via dei Giudicati, di fronte al T Hotel. Ma è solo apparenza.
Basta salire i gradini per notare il lavoro dei writer o, meglio, degli imbrattatori. Scritte banali, e inutili, con la vernice spray nera sulle lastre bianche. Un capolavoro di stupidità. Un lucernario del Teatro, peraltro transennato, ha due vetri su quattro rotti a colpi di pietra. E intorno, sprazzi di desolazione e di degrado. Vicino alle scale che servono altri locali, resti di indumenti bruciati, lattine e bottiglie di plastica e un insopportabile tanfo di urina. Una sinfonia di rifiuti.
Quattro lastre del rivestimento esterno hanno fatto un volo di qualche metro e sono andate a frantumarsi in un sottoscala dove abbonda l'immondezza. Tra tanta varietà, anche una sedia di plastica nera senza una gamba. È tutto qui, in questo antro circondato da sottospecie di cancelli e di reti nel goffo tentativo di impedirne l'accesso. La pavimentazione, forse a causa della messa in posa, presenta numerosi difetti, soprattutto mattoni rotti.
Un peccato, davvero. Perché il Parco della Musica è stato inaugurato appena cinque anni fa e le prospettive, allora, sembravano altro. L'idea di un museo della musica, di un utilizzo pratico dei tanti locali realizzati nel compendio del Lirico e che avrebbero dovuto essere un supporto per il Conservatorio. Invece, la maleducazione e l'inciviltà, nell'indifferenza collettiva, stanno cercando di affossare quanto di bello e di positivo è stato fatto dal pubblico.
Ci sarebbe da ridire, anche, sui controlli e sulla vigilanza dei luoghi, specie quelli aperti come l'Arena Devinu, dove comunque è sempre possibile vedere genitori giocare a pallone con i propri figli (in teoria non dovrebbe essere consentito). Ma di notte è un'altra storia. Gli indumenti luridi e semi abbrustoliti fanno pensare a qualche sbandato che non ha un tetto sotto il quale dormire. Ci può stare, ma non dovrebbe. Sempre che il Teatro Lirico continui a essere considerato un luogo sacro e da rispettare in quanto tale. Altrimenti risulterà tutto inutile: i soldi spesi per costruirlo - e farlo diventare quello che è oggi (polemiche gestionali a parte) - e i fiumi di parole sprecati per decantarne il significato culturale.
Vito Fiori