Il rudere ai piedi del Colle San Michele: la vergognosa situazione di un ex stabile comunale che giace ancora in condizioni di inutilizzo, dopo la bonifica effettuata anni fa nel regno dei tossici
Via Cinquini, ex circoscrizione comunale: "A che punto siamo"?
Ex Circoscrizione di Via Cinquini, a San Michele. A che punto siamo? A chiederselo sono i residenti della zona, ma anche centinaia di assidui frequentatori del parco sul Colle di San Michele. Da simbolo di degrado, ricettacolo di sporcizia e soprattutto, rifugio abituale di decine di tossici, quell’oscena cattedrale nel deserto al suo interno, nel tempo era diventata dimora di clochard, con fatiscenti ambienti pieni zeppi di siringhe, escrementi e un ambiente pericoloso per chiunque. Oggi cattedrale nel deserto, l’ennesima.
LA STORIA. Nel 2013, su iniziativa del consigliere comunale Paolo Casu, (in itinere anche del suo “collega” dell’Udc, Gianni Chessa), dopo parecchi anni di totale abbandono dell’ex stabile circoscrizionale, ci furono diverse segnalazioni scritte, protocollate, sia alla Asl 8 (Servizio Igiene Pubblica), alla Procura della Repubblica e per conoscenza, al Comune e agli uffici competenti, compreso il Comando di Polizia Municipale. Da lì a poche settimane dopo, la Asl 8 effettua un sopralluogo mirato: gli ispettori sanitari relazionano lo stato dei luoghi, accertando la presenza di cumuli di siringhe e ogni altra porcheria all’interno di quella quattro mura fatiscenti, dove il via vai dei drogati era impressionante. Addirittura furono ipotizzati anche reati specifici e l’intimazione di provvedere al più presto alla pulizia di quel disastro a poche centinaia di metri lineari dalle abitazioni. Di mezzo c’era anche A.R.E.A. (ex Iacp, l’ente regionale che simbolicamente deteneva “le chiavi dell’edificio”), ma la palla viene passata nel frattempo da uffici regionali a quelli comunali. Recuperare la struttura? Demolirla totalmente e lasciar spazio ai giardini urbani “adottati” dai cittadini? Tutte belle ipotesi, ma per ora tutto tace; a suo tempo, dopo le polemiche del caso, con un provvedimento urgente, il Comune di Cagliari demandò all’epoca la Se.Trand di provvedere al risanamento dei luoghi con la bonifica totale di quegli ambienti malsani. Furono recuperati una decina di sacchi di rifiuti pericolosi, (smaltiti poi per legge in discarica), fu disposta per qualche mese la presenza fissa delle guardie giurate armate della “Alarm System” di Cagliari che installò anche telecamere ed allarme anti-intrusione. Oggi è tutto così, un rudere che ha visto in tanti anni soltanto abbandono e casi di emarginazione sociale, dato che all’interno dormivano anche giovani tossicodipendenti.