Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

La strada dei negozi chiusi Serrande abbassate e asfalto gruviera: resistono in tre

Fonte: L'Unione Sarda
26 gennaio 2016

VIA MAZZINI.

Un passato a vocazione artigiana, un presente segnato dalla crisi 

Resistono in tre: un'edicola-bazar al civico 1, una gioielleria al 3 e Naga, abbigliamento e gioielli di design al 12. Nell'ultimo lavora Elisabetta Pau: «Negli anni - racconta - in via Mazzini hanno chiuso tutte le botteghe artigiane: l'orologiaio, l'orafo, il calzolaio, la parrucchiera, la legatoria, la copisteria, il barbiere». Il negozio di arte sacra ha traslocato “in via Anglona, di fronte all'ospedale Is Mirrionis”, informa un cartello affisso sulla serranda di un altro locale commerciale, quello che ospitava l'atelier dello stilista Luciano Bonino , andato via pure lui: partenze, entrambe, dovute ai canoni di affitto, che restano alti.
ADDII La strada-cerniera fra i quartieri di Marina e Castello, fra piazza Martiri e la Porta dei Leoni, traversa di via Manno, è un cimitero commerciale, emblema di una fase di crisi economica che sembra non voler passare e colpisce soprattutto i “piccoli”. Se qualcuno, verso piazza Martiri, resiste, salendo verso Castello, tolta Naga, si contano solo porte chiuse, saracinesche abbassate, lucchetti. Elsa Sanna, titolare del negozio di oggettistica e abbigliamento vintage Coirami, ha gettato la spugna dieci giorni fa. Prima di chiudere, ha trasportato un armadio pieno di merce all'aperto, in quel pezzo di terra di nessuno ai piedi del bastione che dovrebbe conservare memoria (come da lapide) della casa appartenuta allo scrittore Giuseppe Dessì, e ha invitato i passanti a servirsi gratis.
IL PASSATO Al civico 12 (dove si dice aprirà un'agenzia immobiliare) sono in corso lavori di ristrutturazione: dopo la recente chiusura di un negozio di abbigliamento, sull'architrave è tornata alla luce un'insegna, “Latteria”, fossile della prima metà del Novecento. Via Mazzini era una strada vivace: prima che venissero installati gli ascensori, era l'unica porta d'accesso a Castello ma anche in seguito, fino a pochi anni fa, era un via vai di studenti universitari, turisti, passanti. Il declino non è solo commerciale: «Negozi e botteghe artigiane sono luoghi di incontro dove ci si può fermare a scambiare quattro chiacchiere e si creano rapporti umani», ragiona Pau. Lei, commessa da Naga, da qualche tempo in part time verticale (per metà della settimana, ora, in negozio ci sta la titolare, la designer svedese Anna Burman), coltiva anche la scrittura e di recente, in teatro, ha letto un suo toccante racconto dedicato proprio alla via dove lavora da quindici anni.
PRIMA NOTA Le auto, scendendo da Castello, sfrecciano: «Che errore spegnere il semaforo», sospira Marco Rolla, titolare dell'omonima gioielleria. Le ragioni del degrado, per lui, sono varie: l'eliminazione («contro ogni norma vigente in materia di viabilità») dei parcheggi liberi, una politica «che fa scelte orientate al turismo, favorendo attività di ristorazione di bassa qualità», l'incuria di cui è testimone il manto stradale, un collage di buche, crepe, vari tipi di asfalto e una cicatrice di cemento che «da almeno dieci anni» copre uno scavo per le linee telefoniche. «Ci sono persone che sono cadute e si sono fatte male», racconta Luisa Castello, madre del titolare dell'Antica edicola. Gli effetti di tanto degrado? Rolla apre il registro di prima nota: «Nelle ultime due settimane ho incassato meno di mille euro: ho una dipendente, pago un mutuo e l'Imu, che rispetto all'Ici è aumentata del 270 per cento. Mi dica lei come si fa».
Marco Noce