INPS. I dati dell'osservatorio sul precariato. Renzi gongola, sindacati scettici
ROMA Sono stati 356 mila, al netto delle cessazioni, i posti in più rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente creati nel settore privato nei primi 11 mesi 2015. Un dato che tocca quota 510mila se si sommano le conversioni dei rapporti a termine e le trasformazioni in lavoro stabile di quelli di apprendistato. A trainare il dato, fotografato dall'Osservatorio sul precariato dell'Inps, le assunzioni a tempo indeterminato pari complessivamente a 442mila (+37%), seguite dalle +79.581 (+25,8%) assunzioni dovute alla trasformazione di rapporti a termine, dalle 16.337 (+25,3%) assunzioni di apprendisti trasformati in contratti a tempo indeterminato, sottratte le 28.532 cessazioni.
A salire vorticosamente tra gennaio e novembre 2015 anche l'utilizzo dei voucher da 10 euro l'ora, i buoni lavoro previsti per tutte quelle prestazioni svolte al di fuori di un normale contratto di lavoro: ne sono stati venduti 102.421.084 pari ad un incremento, rispetto al 2014, del 67,5%, con punte del 97,4% in Sicilia, dell'85,6% in Liguria e rispettivamente dell'83,1% e 83% in Abruzzo e in Puglia. Raggiante il premier Matteo Renzi che twitta con l'hastahg «Avantitutta»: «oltre mezzo milione di posti di lavoro a tempo indeterminato in più nel 2015. Inps dimostra assurdità polemiche sul Jobs Act», scrive scatenando la reazione della Cgil che per bocca del segretario confederale, Serena Sorrentino, boccia decisamente l'interpretazione in rosa dei dati Inps. «Renzi sbaglia, la crescita dell'occupazione è dopata e la ripresa strutturata non c'è», accusa interpretando l'aumento delle assunzioni come «un utilizzo utilitaristico delle nuove norme da parte delle imprese, guidate dalla convenienza economica» della decontribuzione varata dal Governo. E il nodo è proprio qui: se la ripresa del lavoro sia o meno drogata dagli incentivi fiscali che si estingueranno nel 2019. Secondo l'Inps sul totale dei nuovi rapporti di lavoro a tempo indeterminato (1.640.630 assunzioni e 388.454 trasformazioni da tempo determinato) quelli instaurati con la fruizione dell'esonero contributivo sono stati pari a 1.159. 000 (889mila assunzioni e 269mila trasformazioni). Un punto cruciale, questo, su cui anche Cisl e Uil nutrono pesanti dubbi gelando l'entusiasmo del premier. «La politica e il Governo dovrebbero riflettere con attenzione su cosa succederà quando il potente metadone della decontribuzione calerà fino a scomparire.