La presenza delle servitù militari a Cagliari non è assolutamente da considerare uno svantaggio assoluto per la città». Lo sostiene il generale Gianfranco Scalas, ex addetto stampa della Brigata Sassari e del Comando militare della Sardegna, che ha accompagnato le forze armate italiane nelle missioni di pace all'estero in Somalia, Iraq e nel Kosovo.
«Il termine servitù, poi», prosegue l'ufficiale, «è usato in modo improprio perché tutti gli edifici pubblici appartengono allo Stato. Tanti militari vivono in Sardegna ed è un bene per l'economia: in totale sono circa 44 milioni di euro (gli stipendi versati dallo Stato) che rimangono in Sardegna».
La presenza della Difesa nell'Isola e a Cagliari, sempre secondo il generale, è fondamentale per addestrare il personale che poi verrà inviato nel mondo «per portare la pace o per combattere il terrorismo. Anche se la minaccia dei fondamentalisti va tenuta sotto controllo soprattutto con l'Intelligence e i servizi segreti dei Paesi della coalizione Nato».
Al contrario di quanto sostiene Mariella Cao, portavoce del comitato anti-militarista “Gettiamo le Basi”, il generale Gianfranco Scalas non ritiene che la presenza delle basi militari in Sardegna possa creare in qualche modo problemi alla salute dei residenti o dei soldati: «Nei nostri poligoni non sono mai stati utilizzati armamenti all'uranio impoverito. Le basi sono di proprietà dello Stato e non della Nato».