Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Il Poetto senza sabbia È ancora erosione 13 anni dopo il ripascimento

Fonte: L'Unione Sarda
20 gennaio 2016

Almeno venti metri di arenile sono stati ingoiati dalle mareggiate


E la sabbia va. Vola via, ancora una volta, in barba al ripascimento, al grande pasticcio del 2002. Metri di spiaggia - la speranza di quegli anni - sono stati ingoiati di nuovo dall'acqua. Basta una foto, al di là delle opinioni, per dimostrare la beffa. Si vede bene dall'alto, dalla vetta della Sella del Diavolo. E l'occhio non mente, lo sguardo non bluffa. Come l'obiettivo impietoso di una macchina fotografica.
GLI STABILIMENTI Rotonda del D'Aquila. Terrazza del Lido. Sono di nuovo palafitte. Come prima del ripascimento, quando ancora ci si illudeva che il grande progetto della Provincia potesse veramente restituire al Golfo degli Angeli il suo arenile. Un tassello di storia geologica che aveva creato il miracolo a due passi dalla città su cui ancora una volta l'uomo metteva le mani per correggere le sue stesse follie, le tonnellate e tonnellate di rena subacquea aspirata dai fondali per costruire parte di Cagliari, parte di Quartu, parte dell'Eur.
LE VERITÀ Per onor di verità, nessuno, tanto meno gli studiosi che quel “piano di rinascita” avevano scritto e decantato, si sognarono di dire che la spiaggia sarebbe tornata com'era prima. Sarebbe comunque nata qualcosa di simile. Intanto il nero. La sabbia scura pescata maldestramente in fondo al mare dalla draga Antigoon e distribuita su quel che restava di un Poetto malandato, sarebbe presto diventata chiara. Un processo di sbiancamento naturale - così raccontarono - dove il sole avrebbe giocato un ruolo determinante. Macché, nulla di tutto questo avvenne. Il candore dei granelli restò (resta) memoria cagliaritana. Così come la granulometria: ben altra cosa rispetto ai microscopici granelli di un tempo.
I SUPERESPERTI Lo giurarono, gli esperti, che le dune sarebbero tornate bianche. Difendendo, ad oltranza, il loro operato. Ma non venne in loro soccorso la realtà. Ben prima della Procura della Repubblica.
Dalla Sella del Diavolo lo sguardo si perde nel paradiso. Il nuovo Poetto disegnato dalla Giunta Zedda sembra una rivincita contro la storia recente.
GLI AMBIENTALISTI Stefano Deliperi, ecologista e guerriero implacabile in difesa dell'ambiente, vorrebbe pronunciarla quella frase: noi l'avevamo detto . La tiene per sé. «Il livello di erosione raggiunto oggi è in effetti cominciato negli anni scorsi. Direi subito dopo la fine dei lavori. Non poteva che accadere questo vista l'immensa trincea che c'è in mezzo al Golfo scavata negli anni Settanta dalle draghe per il recupero delle sabbie. Quel solco ha avuto inevitabili riflessi sulla spiaggia emersa che ha continuità diretta con quella sommersa. Per questo il Poetto continuerà forse ad erodersi e oggi si può solo salvare il salvabile». In attesa del riconquistato equilibrio.
GLI ACCORGIMENTI E proprio per salvare il salvabile, nell'ambito del piano di riqualificazione del litorale, sono stati messi in atto una serie di accorgimenti che saranno, tra l'altro, fatti propri anche dall'amministrazione quartese per dare continuità all'intero arenile da Marina Piccola a Margine Rosso.
Intanto in diversi punti, nelle cosiddette retrodune che separano la spiaggia dalla strada, è stata stesa una speciale rete di juta capace di bloccare la sabbia ma anche ospitare la vegetazione. Un vero e proprio ecofiltro che, come accaduto a Villasimius e Chia, sembra essere la soluzione migliore per fermare la dispersione. In ultima analisi l'erosione causata in questo caso dal vento. Non solo: nel progetto salvaspiaggia, anche i nuovi chioschi sono stati spostati verso l'interno.
Andrea Piras