L'indagine sulla solidarietà tradita: il vestiario alla Protezione civile
Scaricato il tir pieno di indumenti da regalare
Le circa 10 tonnellate di indumenti usati, custoditi nel semi rimorchio sequestrato dalla Forestale due settimane fa, sono nelle mani della Protezione civile. Ieri il tir fermo al porto è stato scortato sino al centro servizi di Macchiareddu dove è stato svuotato. Subito dopo è cominciato il lavoro di verifica sul contenuto dei sacchi, ciascuno dei quali pieno di abiti donati dai sardi, destinati ai più bisognosi dell'Isola e invece, secondo la ricostruzione di ranger e pubblico ministero Guido Pani, messo da parte per essere inviato a Napoli e rientrare in commercio attraverso la società Eurofrip di Casoria.
Un presunto raggiro che ha portato all'apertura di un'inchiesta per truffa e traffico organizzato di rifiuti contro quattro persone: la coppia campana (residente a Capoterra) Giampiero Cesarini e Rosa Contiello (ritenuti legati alla Eurofrip), il referente del servizio mensa, cucina e logistica della Caritas diocesana Andrea Nicolotti e Guido Afflitto, che ha rapporti con la società “Sarda recupero tessili”. Marito e moglie, questa l'ipotesi, si erano proposti come intermediari con l'azienda proprietaria del carico per raccogliere e poi «gestire abusivamente», secondo la Procura, il vestiario dismesso. Possibilità data loro grazie ai contatti con il mondo della Caritas ma anche con amministrazioni pubbliche e imprese private «specializzate nel trattamento dei materiali». Attraverso le loro conoscenze sapevano come far fronte a normative in quel campo molto severe: gli indumenti usati che vengono nuovamente venduti diventano a tutti gli effetti “spazzatura” da trattare e igienizzare adeguatamente. Trafila che gli indagati non avrebbero seguito, anche perché in realtà quel carico (ma ne esisterebbero altri nel mirino degli inquirenti) era destinato alla distribuzione gratuita ed era stato messo insieme utilizzando un lascia passare particolare: proprio il logo della Caritas, concesso a Cesarini e Contiello da don Marco Lai, direttore dell'ente. Una convenzione ottenuta dietro pagamento.
Ma la coppia, secondo gli uomini al comando del commissario Ugo Calledda, aveva altre intenzioni: sapeva «come aggirare» le norme, ha spiegato il pm nel decreto di sequestro del carico (lo scorso 6 gennaio), aveva «più volte discusso di ciò che sarebbe stato necessario fare per essere in regola» e confidava in caso di «eventuali controlli» sulla «copertura derivante dall'utilizzo del nome e del logo Caritas». I vestiti-rifiuti venivano venduti al 25 centesimi al chilo. Per 10 tonnellate si parla di 25 mila euro, ma gli investigatori ritengono che la società poi avrebbe rivenduto tutto a costo superiore.
Le verifiche nei giorni scorsi hanno portato gli investigatori a effettuare diverse visite al seminario arcivescovile del capoluogo e in numerosi Comuni dell'Isola, tra i quali Quartu e Cagliari: l'obiettivo era confermare l'esistenza della delega all'uso del logo (trovata il 12 gennaio) e chiarire come avvenissero gli affidamenti diretti del ritiro degli indumenti usati, parte minore del più vasto servizio di raccolta dei rifiuti solidi urbani. A Cagliari i controlli in Municipio risalgono a giovedì scorso. Cesarini e Contiello avevano chiesto di sistemare in città circa cento cassonetti nei quali depositare gli indumenti da distribuire poi ai bisognosi. Ma chi dirigeva il settore competente in quel periodo, tra settembre e novembre del 2015, aveva dato parere contrario ritenendo illegittimo attribuire quel tipo di attività in base a quella richiesta.
Ieri la verifica del contenuto del tir è proseguito a lungo. È il primo passo verso la futura distribuzione ai poveri. Tra i vestiti c'erano anche quelli regalati dai Loddo di Fonni dopo la decisione di chiudere la loro attività: «Mi era stato assicurato che i beni non sarebbero stati rivenduti». Secondo il pm le cose sono andate diversamente.
Don Lai alcuni giorni fa ha spiegato che si era rivolto «in buona fede» alla coppia, la quale si occupava «delle eccedenze di vestiario» perché «non tutto ciò che viene donato è utilizzabile». In quest'ultimo caso «si smaltisce tutto», però i risultati dell'indagine al momento sono diversi. Comunque «il giorno dopo il sequestro del rimorchio abbiamo rescisso il contratto» con marito e moglie.
Andrea Manunza