Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Ici, 8 milioni di arretrati

Fonte: L'Unione Sarda
18 gennaio 2016

Contestazioni per mancati pagamenti: si può saldare o fare ricorso

In arrivo dal Comune le cartelle relative al 2010 

Quindicimila avvisi di pagamento per l'Ici del 2010 in arrivo in questi giorni nelle case dei cagliaritani per una somma che tocca gli 8 milioni di euro di imposta non versata. Ossigeno per le casse del Comune ma una iattura per le tasche dei cittadini, molti dei quali inconsapevoli delle irregolarità ora loro contestate. Mancati esborsi per le seconde abitazioni o, più frequentemente, per le così dette “pertinenze” della prima: garage, locali e altri immobili separati da quelli principali per i quali si pensava di non dover versare un euro (grazie all'esenzione) e però magari in parte intestati o concessi ad altri, differenza che impone l'esborso. Che fare allora quando giunge la comunicazione dell'ufficio Tributi? Risposta: contestare e fare ricorso oppure pagare entro sessanta giorni dal momento in cui si riceve la notifica della richiesta. Poi comincia la trafila burocratica.
Funziona così: l'amministrazione pubblica deve consegnare le cartelle entro l'ultimo giorno del quinto anno successivo a quello nel quale i residenti devono onorare la tassa (o dimostrare l'esenzione dell'edificio). Il 31 dicembre 2015 sono partite le contestazioni relative al 2010. «È un passo che compiamo ogni anno», spiega Francesca Brundu, responsabile dell'ufficio Tributi a Cagliari, «dopo le verifiche mandiamo gli avvisi a chiunque secondo noi non è in regola». Si arriva sempre alla scadenza perché nei mesi precedenti «rispondiamo alle migliaia di persone che ci scrivono e chiedono spiegazioni per gli anni precedenti, mentre sino a marzo siamo impegnati con le istanze di riesame». Poi ci sono le dichiarazioni di esenzione, che scadono a giugno. In seguito si comincia con i calcoli e «a settembre-ottobre con gli accertamenti». Quindi partono gli avvisi. La possibilità che l'amministrazione abbia compiuto un errore non è da scartare «ma abbiamo sempre rimediato», aggiunge Brundu. I numeri sono bassi: «Su migliaia di casi, annulliamo circa il 2 per cento. Verifichiamo se la situazione contributiva è in regola, se è stato pagato il dovuto e se c'era il diritto a ottenere l'eventuale esenzione. A volte si è convinti di averla e invece si sbaglia, in buona fede».
Il controllo comincia dalle cifre più elevate ma i tempi sono lunghi e spesso la verifica incrociata dei dati non termina in tempo utile. La comunicazione, anche se ricevuta nel 2016, è valida se partita entro il 2015. Quando resta il dubbio gli avvisi partono comunque, perché se si attestasse in seguito che il cittadino non aveva pagato il dovuto e la cifra non era stata recuperata, interverrebbe la Corte dei conti a contestare il danno erariale al Comune. Chi vuole contestare può compilare «il modulo allegato alla nostra comunicazione», aggiunge Brundu, «venire da noi a chiedere spiegazioni o ancora controllare sul sito del Comune». In ogni caso «l'istanza di riesame va presentata». Se la contestazione è giusta, la somma «può essere rateizzata». Nel caso si scopra che è tutto in regola, invece, la richiesta di pagamento viene ritirata. Se dopo il ricorso le verifiche dell'amministrazione terminassero oltre i sessanta giorni, «il contribuente deve comunque pagare quanto chiesto pena la morosità», sottolinea Brundu: non farlo significa ricevere, entro i tre anni successivi, le cartelle di Equitalia. Ovviamente se i controlli dovessero confermare le tesi dei cittadini «la somma sarebbe restituita».
In ogni caso «rivolgersi al Comune è necessario. Magari grazie all'aiuto dei contribuenti ci si accorge da subito dell'errore e si possono dare suggerimenti su come annullare la richiesta di pagamento». L'alternativa all'istanza di riesame al Comune di Cagliari è il ricorso alla commissione tributaria, prima quella provinciale e poi quella regionale. Il consiglio finale: conservare le ricevute dei pagamenti «per almeno cinque anni, altrimenti non si potrà dimostrare di essere in regola».
Andrea Manunza