I primi a sperare che qualcosa avvenga sono i pazienti. Anche il trasferimento, se porterà benefici. Pochi sanno, però, delle scelte della Regione e ancora di più che da qui ad un anno (l'ipotesi più accreditata e realistica parla del 2017) il Marino cambierà volto. Reparti sparpagliati tra Policlinico, Brotzu e Santissima Trinità. Tutti, invece sanno, che qui, in viale Poetto, non tutto fila liscio come dovrebbe. Nella sala grande i termosifoni sembrano assolutamente avari nel regalare un minimo di tepore. Insomma, spenti. Il bagno delle donne, poi, è off limits. Così le signore in attesa di trattamento iperbarico non possono far altro che dividere i servizi igienici con gli uomini.
Impossibile strappare, su questo, un commento a medici e tecnici. «Per avere notizie si deve parlare con l'azienda».
Il sospetto è però che il piano di riordino della rete ospedaliera cittadina possa interferire sulle emergenze e le urgenze non certo sanitarie quanto strutturali. Insomma, i pazienti del Marino sospettano che spendere un po' di soldi per «aggiustare qualche danno e risolvere qualche problema» (come nel caso dell'impianto di condizionamento o dei servizi igienici) sia quanto meno inopportuno. In ultima analisi, meglio non investire già che la camera iperbarica e il resto del centro specialistico finiranno tra non molto in un altro presidio ospedaliero. Quasi certamente al Brotzu, mentre il Marino ospiterà un'ipotetica struttura riabilitativa. Ipotesi, nulla di più. Come quella, meno suggestiva, di un abbandono dopo il trasferimento.
A. Pi.