Rassegna Stampa

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Ippodromo: monumento all'inutilità che blocca il futuro del Poetto

Fonte: web Castedduonline.it
18 gennaio 2016

 


Un tappo che impedisce al turismo di impossessarsi in pieno della grande spiaggia dei cagliaritani

Autore: Sergio Atzeni il 17/01/2016 11:29

 


Ormai quei 20 ettari di terreno che occupa i’ippodromo cagliaritano gridano allo scandalo perché sono praticamente un tappo che impedisce al turismo di impossessarsi in pieno della grande spiaggia dei cagliaritani. Quel grande recinto che racchiude l’ippodromo è come un muro eretto tra Cagliari e il suo sviluppo che generazioni di cagliaritani hanno sempre visto ma non hanno mai capito perché fosse lì a limitare la loro spiaggia.
L’ippodromo di Cagliari, inaugurato nel 1929 in un periodo che si badava alle apparenze e non si sapeva dove fosse di casa il turismo, ha funzionato discretamente fino allo scoppio della seconda guerra mondiale nel 1940, ma è sempre stato frequentato dall’alta borghesia mentre il popolo normale lo vedeva come un elemento estraneo e lontano. L’impianto è di proprietà della Società Ippica (Società a responsabilità limitata) di cui fanno parte il Comune di Cagliari (azionista di maggioranza), la Regione attraverso Agris e la Camera di Commercio di Cagliari. È gestito da un Consiglio di Amministrazione composto da tre componenti, di cui due rappresentanti del Comune di Cagliari e uno della Camera di Commercio. Una società pubblica quindi che fa registrare perdite che per il 2014 sono state 183.211 euro. Con alcune associazioni sportive dilettantistiche (Karalis Horses, Moretti III, La Fenice e Pony Club Cagliari) sono stati stipulati dei contratti di affidamento delle attività e dei beni all’interno delle aree di proprietà della Società Ippica. È chiaro che gli introiti non riescono a soddisfare i costi e così risulta semplice capire che non sono remunerative le attività che costituiscono la ragione d'essere della Società, ossia scuola di equitazione, affitto box, campi primaverili ed estivi. Soldi pubblici che vanno in fumo e che gridano allo scandalo perché potrebbero esser investiti in attività che potrebbero far sviluppare sul serio il Poetto e non assorbiti da un’idrovora senza futuro.
Allora perché puntare sull’ippica quando questa è in crisi anche dove tradizionalmente è radicata? Bisogna avere il coraggio di cancellare quel monumento all’inutilità per trasformarlo in sevizi per il turismo, di cui il Poetto ha veramente bisogno. I nuovi candidati sindaci nei loro programmi quindi dovrebbero indicare chiaramente cosa intendano fare di quei 20 ettari che dal dopoguerra sono stati solo una palla al piede dello sviluppo turistico del Poetto e quindi di Cagliari.