“Il Visitatore” sino a domenica prossima al Massimo di Cagliari con Haber e Boni
B erggasse 19, Vienna. Sono arrivati anche sotto le finestre del dottor Freud, i nazisti, nell'aprile del 1938. Ma il Professore crede ancora nella forza della ragione, nei suoi meriti scientifici, nell'innocenza degli ebrei. Anziano e malato si aggira in una casa piena di libri, combattuto tra la resa e la fuga e in ansiosissima attesa del ritorno della figlia Anna, trattenuta dalla Gestapo. Trama possibile, quella scritta da Eric Emmanuel Schmitt, filosofo, musicista, scrittore e autore dell'atto unico “Il visitatore”, allestito al Teatro Massimo di Cagliari sino al 10 gennaio per il cartellone CeDac.
Scena fissa di Carlo De Marino, minime variazioni di luci per il dialogo - quasi una lotta - tra l'inventore della psicanalisi e il misterioso personaggio che potrebbe essere Dio. Un Dio, dati gli eventi, che ha creato il male. E che sa tutto di lui, della sua infanzia e dei suoi sogni e capovolge il rapporto tra paziente e analista. Nei panni di Sigmund Freud, Alessandro Haber strascica i piedi, tossisce, ingurgita qualche farmaco calmante, discute col suo ospite, lo minaccia e gli chiede aiuto. È il più composto, nella regia di Valerio Binasco, il più credibile e misurato.
Parecchio agitato, invece, Alessio Boni, nei panni bizzarri del Visitatore (i costumi sono di Sandra Cardini). Si muove di continuo, si sdraia in una poltrona, sparisce, rientra perché è un Dio, se è Dio, annoiato dalla immortalità e incuriosito dal suo interlocutore. A dare concretezza allo spettacolo, l'ingresso sul palco di un Caporale Scelto in divisa hitleriana. Con gli stivali e il pastrano, Alessandro Tedeschi incarna perfettamente, e senza strafare, il ruolo del militare crudele, avido e pavido. Minaccia il padre e porta via la figlia, interpretata da Nicoletta Robello Bracciforti con toni piuttosto concitati.
Il dramma che sta dietro il soggetto non ha bisogno di registri alti. Il dialogo tra lo psicanalista arrivato quasi alla fine della sua vita e il tizio misterioso pone molte questioni, tutte irrisolte. «Se sei onnipotente, sei malvagio», afferma Freud-Haber. E chiede un miracolo, seduta stante, per mettere alla prova quello che potrebbe essere il Salvatore. Solo sulle note di Mozart, nelle musiche di Arturo Annecchino, i due sembrano trovare una sintonia. Tregua temporanea, in un testo incentrato sul dissidio e sul dubbio e completamente privo di speranza.
Alessandra Menesini