Il sindaco: festa di primavera nel nuovo Poetto - Zedda in campo dopo il via libera del Pd e del premier
Capodanno a casa con amici e parenti, la mente al lavoro, alle prossime sfide della campagna elettorale. Massimo Zedda ha brindato al 2016 lasciandosi alle spalle un «anno complicato». Ma avverte: «Veniamo da stagioni difficili per l'intero Paese. Poter guardare con più fiducia al futuro però è già qualcosa». Fiducia, parola-guida. «Necessaria, per costruire». Il sindaco pensa a quel che resta della consiliatura («c'è ancora molto da fare»), e agli intoppi che potrebbero complicare il suo cammino verso il voto di giugno (processo e inchiesta per abuso d'ufficio durante la sua presidenza del Cda della Fondazione Teatro lirico) riserva la distaccata serenità di chi si sente nel giusto. Guarda tuttavia alle amministrative come a un appuntamento lontano, certo ormai di essere il leader del centrosinistra. «Non provo ansia né ho fretta», spiega. «Forse perché ogni giorno devo fare il sindaco, lavoro che comporta un impegno senza riserve».
Il fatto che il Partito democratico abbia dato il via libera alla sua candidatura solo dopo un chiarimento con Sel l'ha delusa?
«Conosco i rituali e i tempi della politica. Sono stati chiesti dei passaggi e questi ci sono stati».
Era previsto anche il battesimo in diretta tv nazionale fatto dal premier Matteo Renzi?
«Confesso che le parole in mio favore del primo ministro mi hanno fatto piacere. Le considero anche un riconoscimento del peso e del ruolo conquistati ultimamente dalla nostra città».
Adesso cosa farà?
«Continuerò a fare il sindaco».
Come candidato?
«Aspetterò ancora un po'. Dopo la vittoria alle primarie del 2011 attesi un mese perché si ricomponesse il quadro politico. Era necessario che tutti si trovassero d'accordo sul da farsi».
Sarà così anche stavolta?
«Dopo l'indicazione per acclamazione fatta dal Pd credo sia meglio attendere. Non intendo dimenticare di essere il sindaco della città. E come tale devo comportarmi tutti i giorni: so bene che ci sono lavori da fare, urgenze e problemi da risolvere».
I suoi avversari si sono già mossi: da Piergiorgio Massidda a Pierpaolo Vargiu, da Paolo Matta a Enrico Lobina e Paolo Casu.
«Sarò sincero, non mi sono mai posto il problema degli avversari».
Non teme l'esperienza parlamentare di Massidda e Vargiu?
«Sono uno più bravo dell'altro. Tutti ne riconoscono le competenze. Massidda, per esempio, era in politica quando io ancora giocavo con i Lego. Sono rispettoso delle persone, figuriamoci dei candidati avversari».
Massidda non perde occasione di rinnovarle la sua amicizia.
«In genere non ci si candida contro gli amici».
Ha in mente un cronoprogramma da qui alle elezioni?
«Al di là dei tempi necessari perché la coalizione di centrosinistra si componga, ritengo che il vero programma - oltre quello che realizzo tutti i giorni con la maggioranza politica che mi sostiene a palazzo Bacaredda - non possa non collegarsi alla nuova programmazione europea 2014-2020. Si tratta di temi strategici per una città come Cagliari».
Oltre agli obiettivi di risparmio energetico?
Per citarne alcuni: il miglioramento delle condizioni di vita, la realizzazione nella pratica quotidiana della città metropolitana, il potenziamento delle energie rinnovabili, l'abbattimento dell'inquinamento. Di questi temi discute mezzo mondo. E su questi temi anche noi vogliamo arrivare con i primi. Oggi, non fra trent'anni».
Strada in discesa per il nuovo stadio?
«Il Cagliari calcio ci ha mostrato il progetto. Tutto sembra procedere per il meglio».
Inaugurerà il nuovo lungomare del Poetto?
«Ci pensano già tutti i giorni i cagliaritani che ci vanno a passeggiare».
Non avevate previsto un taglio del nastro?
«Per il Poetto avevamo immaginato una festa, e credo che sia doveroso sceglierlo come scenario della prossima festa di primavera».
Pietro Picciau