A Milano e Roma livelli di Pm10 superiori ai giorni precedenti. Vertice al ministero dell’Ambiente con sindaci e governatori
di Fiammetta Cupellaro
ROMA. Nulla di nuovo, le polveri sottili sono ancora sopra la nostra testa. I provvedimenti straordinari anti-smog scattati a Roma e Milano, targhe alterne e blocco totale del traffico, si sono rivelate un flop. In alcuni casi la qualità dell’aria è perfino peggiorata. Almeno a leggere i dati arrivati dalle centraline di rilevamento delle polveri sottili, il famigerato Pm10 che sta avvelenando le città, piazzate in punti strategici sia a Milano che a Roma.
Così nel capoluogo lombardo nonostante le strade senza auto, lunedì i valori di inquinamento sono risultati identici a quelli dei giorni precedenti. In una centralina, quella di via Pascal, la concentrazione di Pm10 è addirittura salita di dieci punti durante il blocco, sfiorando quota 67 (era a 57). Lunedì dunque per Milano è stato il 99esimo giorno di smog fuorilegge dall’inizio dell’anno e il 34esimo consecutivo. La normativa europee ne concede al massimo 35. Il 2015 è tra i peggiori degli ultimi 15 anni sul fronte dell’inquinamento.
E non è andata meglio nei 12 comuni dell’hinterland milanese che hanno adottato la stessa ordinanza firmata da Pisapia. La giunta di palazzo Marino difende comunque la scelta del blocco totale: «Le valutazioni andranno fatte a conclusione delle tre giornate, ma la misura è stata utile a contenere i livelli inquinanti nell’aria». Come dire, senza il blocco i numeri sulla tabella di rilevamento dei gas di scarico potevano essere ancora più negativi. E oggi si replica per la terza volta: stop alle auto private dalle 10 alle 16 in 13 comuni, compreso Milano. Anche a cinquecento chilometri più a sud e senza la morsa della nebbia, il quadro non è confortante.
A Roma, ieri al secondo giorno di targhe alterne, lo smog è stato lo stesso di sempre: lunedì, quando giravano solo le auto con targa pari, 11 centraline su 13 hanno sforato il limite del 50 milligrammi al metro cubo di Pm10. In un caso è salita perfino a 92. La misura delle targhe alterne adottata dal Campidoglio sembra essere servita a poco.
Di fronte a questi dati sconfortanti, questa mattina a Roma il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti cercherà di trovare una strategia comune per far fronte all’emergenza. Convocato un tavolo tecnico con i governatori delle regioni, i vertici dell’Anci (l’associazione dei sindaci italiani) e il responsabile della protezione civile, Fabrizio Curcio. L’obiettivo è di evitare per il futuro che vengano prese decisioni “a macchia di leopardo” e coordinare gli interventi. Nella sola pianura Padana, zona “rossa” per l’inquinamento a causa della nebbia che dal primo dicembre non dà tregua, di misure anti-smog ne sono state varate circa una novantina in questi giorni. Il premier Renzi ha fissato tre obiettivi: «Nell’arco di un paio d’anni passeremo da 2mila centraline di ricarica elettrica a 20mila, si rinnoverà il parco autobus e l’efficienza energetica nelle case ad edilizia popolare». E oggi al ministro sarà illustrato anche il decalogo redatto dall’Anci per combattere le polveri sottili, causate dai gas di scarico e del riscaldamento.
Tra i punti principali, la definizione di “provvedimenti regionali” che vadano in automatico quando si sfiorano i limiti del Pm10, come le limitazioni alla circolazione e l’abbassamento delle temperature di riscaldamento nei condomini. Poi, l’ammodernamento dei mezzi di trasporto pubblici e un rafforzamento del servizio; una data di scadenza per la rottamazione dei veicoli euro 0,1,2,3 e 4 diesel oltre ad incentivi per chi cambia queste auto e sgravi fiscali sul bollo dei mezzi più “puliti”. Scadenza precisa anche per le caldaie più inquinanti e incentivazione del trasporto merci su rotaia.
L’idea principale di sindaci e governo è che, di fronte all’emergenza, ci sia una regia unica per evitare che i comuni non vadano in ordine sparso come in questi giorni. «Chiederemo al governo di esaminare provvedimenti strutturali e di lungo periodo» ha spiegato Piero Fassino, e sindaco di Torino.
Il problema sono come al
solito i finanziamenti. Per il governatore della Lombardia Roberto Maroni «ci vogliono 2 miliardi di euro». Oggi il ministro annuncerà le risorse finanziarie messe in campo dal governo. Intanto, si aspettano neve e pioggia. Ma arriveranno solo con il nuovo anno.