TRIBUNALE. Mario Marchetti testimone nel processo a Zedda sul Lirico
Braccia conserte, sorriso sarcastico e testa che si muove senza sosta a destra e sinistra, Mario Marchetti sembra poter esplodere da un momento all'altro come in passato, quando in Tribunale, casa sua, si alzava di scatto per ribadire il suo punto di vista. Solo che questa volta non indossa la toga del pubblico ministero: è convocato in aula come testimone. Ma il carattere non è cambiato e così, per un giorno, si rivive il tempo in cui conduceva esami e interrogatori con passione ed energia. Appena cominciata la deposizione - alle 13,30 - punta il dito contro una «indagine condotta illegittimamente» proprio nei suoi confronti. Batte una mano sul banco: «Voglio vedere come va a finire». Si rivolge al suo ex collega Giangiacomo Pilia, pm nel processo che vede il sindaco Massimo Zedda sotto accusa per abuso d'ufficio per la nomina di Marcella Crivellenti a sovrintendente del Teatro lirico (2012, decisione bocciata dal Tar nel 2013) senza tener conto dei 44 partecipanti alla precedente manifestazione di interesse cui la donna non aveva preso parte.
I rapporti sono visibilmente tesi, specie da quando Pilia lo ha iscritto sul registro degli indagati per una presunta diffamazione nei confronti dell'ex sovrintendente del Teatro lirico Mauro Meli. Era stato il maestro a presentare una denuncia legata ad alcuni comunicati stampa nei quali Marchetti, il sindaco Massimo Zedda e Susanna Pasticci, tutti del cda del Lirico, parlavano di buchi nel bilancio del teatro e bollavano come fallimentare la conduzione di Meli. L'incontro-scontro, preceduto nei mesi scorsi da un esposto dell'ex procuratore aggiunto sulla situazione contabile del Lirico e dalla richiesta della Procura (respinta dal giudice) di far decadere Zedda da presidente del cda dell'ente, arriva durante il processo al primo cittadino avrebbe.
Chiamato sul banco dei testimoni da Giuseppe Macciotta e Fabio Pili, difensori del sindaco, Marchetti, componente del consiglio di indirizzo, parte a testa bassa quando il pm interviene per sottolineare la posizione di «indagato di reato connesso» del suo ex collega, da sentire dunque con le cautele del caso. Pilia si aggancia alla seconda inchiesta in corso contro Zedda, che risponde di 17 ipotesi di abuso d'ufficio legate ad altrettanti comportamenti che il primo cittadino avrebbe compiuto nel corso del 2013 per evitare la nomina di Meli a successore di Crivellenti. Pilia dice che, secondo Meli, «sono state poste in essere condotte di abuso d'ufficio». Ed è a questo punto che Marchetti rompe gli argini: indossa nuovamente i panni dell'inquirente e lascia al pm quelli di inquisito. «Mi risulta un procedimento per diffamazione», comincia cauto, poi parte: «Sono stato iscritto dieci mesi fa. Dieci mesi», grida, «e in questo periodo il pm non è stato in grado di stabilire se il reato sussista. Aggiungo: quanto ha detto poco fa mi conforta nel ritenere che abbia indagato illegittimamente nei miei confronti», dal momento che il reato di abuso d'ufficio non è mai stato formalmente contestato a Marchetti. Pilia abbozza un «sì, va bene», come dire: è sempre come vuole lui. Ma per Marchetti «non va bene niente, va male. Malissimo. Questa volta ha proprio sbagliato indirizzo».
La testimonianza, condita dagli attacchi di Marchetti al comportamento dell'ex consigliere di amministrazione del Lirico Gualtiero Cualbu, indicato come principale sostenitore della nomina di Meli, dura quasi un'ora. L'ex pm va via poco prima delle 14,30: neanche uno sguardo verso l'ex collega Pilia. Ma l'impressione è che la vicenda tra i due magistrati sia tutt'altro che chiusa. Il processo invece ricomincerà il 16 febbraio con gli ultimi testimoni. Poi parlerà Zedda.
Andrea Manunza