LA TESTIMONIANZA.
In un'ora Mario Marchetti non ha solo litigato col pm. Ha anche spiegato cosa è accaduto al Lirico quando è stato componente del cda prima e del cdi poi. Tanti problemi, soprattutto di bilancio. «Dal 1996 al 2003», periodo dell'iniziale gestione Meli, «si diceva fosse presente un'esposizione bancaria di 15 o 20 milioni di euro. Studiando scoprii un'esposizione di 19 milioni, un mutuo di 6,7 milioni e altri 2,5 milioni di interessi da pagare. Nel 2003 la Fondazione aveva 20 miliardi di allestimenti e 20 di costumi: io non li ho visti e non ho visto neanche il pm indagare su quel punto». Così, quando il cda votò il nuovo sovrintendente, «ritenni Meli non il più idoneo». Il pm Pilia ha fatto notare che il vecchio procedimento penale su quei fatti è stato archiviato, e anche la Corte dei conti non ha mosso rilievi. Ma Marchetti è andato oltre, puntando il dito contro l'ingegnere Gualtiero Cualbu, del cda, che «propose per Meli un contratto da dirigente di industria per 120 mila euro. Poi disse che il sovrintendente era disponibile a fare anche il direttore artistico ma voleva altri 60 mila euro. Però questa figura è nominata dal sovrintendente, non dal cda. E stipulare un contratto con se stessi è vietato». Invece Meli ricoprì entrambi i ruoli per 180 mila euro: «Gliene hanno regalato 60 mila». Non solo: «Nominò anche un consulente artistico per 50 mila. Quando la vicenda emerse nel cda, la maggioranza negò. Però ci sono due atti con lo stesso numero e la stessa data firmati da Meli: in uno risultava la nomina a consulente artistico; nell'altro l'oggetto era stato modificato». Ancora: sul riconoscimento del Tfr «una sentenza in primo grado riconobbe a Meli 120 mila euro, quella d'appello ha stabilito la restituzione del denaro. Situazione di cui nulla si sapeva e che ora è in Cassazione». Sul bilancio inoltre erano stati inseriti come crediti i fondi Por 2000-2006 per 4,7 milioni di euro: «La somma fu iscritta per la sola partecipazione al bando, senza sapere se si sarebbe riusciti ad averla». Il pm però ha spiegato che la stessa cifra era stata iscritta anche sotto la gestione Crivellenti: senza, avrebbe chiuso con un buco.
In precedenza Silvia Spano, professoressa d'orchestra ed ex sindacalista, ha ricordato la telefonata con cui l'ex sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta caldeggiava con l'allora sovrintendente Maurizio Pietrantonio un «incarico adeguato» per Crivellenti: «Come direttore generale». Era stata mandata alla biglietteria, «l'ennesima assunzione senza ragione» in Teatro. Lo stesso Pietrantonio ha spiegato che si era trattato di «una segnalazione generica su una persona definita brava e che poteva essere utile», assunta «mesi dopo» per «coordinare la biglietteria» quando se ne andò «la società che la gestiva». Fu assunta con un regolare contratto al minimo tabellare».
An. M.