Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Bonaria, Tuvixeddu e il Papa

Fonte: L'Unione Sarda
16 dicembre 2015

 

«Questo vi chiedo: di essere pastori con l'odore delle pecore, pastori in mezzo al proprio gregge, e pescatori di uomini». Così Papa Francesco, spiazzante ma come sempre con molti registri di lettura. Quelli allegorici e simbolici rimandano a complesse stratificazioni. L'immagine del pastore, l'evangelico “buon pastore”, sottende i raffinati pastori di Teocrito e Virgilio e ancor di più Hermes, con ariete sulle spalle (crioforo) o che porta le anime nell'aldilà (psicopompo). Antichissime metafore e iconografie, fondanti Vangeli e Bibliae pauperum (bibbie dei poveri) riprodotte in portali, capitelli e affreschi di chiese. Il sostrato pagano ebbe necessità di molte traduzioni per transitare nel mondo cristiano ma nel IV secolo tradutio e interpretatio erano già definite. Anche a Cagliari. Tra gli esempi eclatanti, due cubicoli funerari scoperti nel 1888 nel colle di Bonaria. Uno scavato nella roccia con arche sepolcrali (arcosoli) e fosse, secondo la tipologia ancora visibile nella gradinata di Bonaria e nel settore sud occidentale di Tuvixeddu. Nella lastra con l'epitaffio di Munazio Ireneo i pavoni, come insegnano i Bestiari medievali, raffigurano “morte e resurrezione”, allegoria confermata nell'arcosolio dai miracoli del paralitico e di Lazzaro. Nell'altro cubicolo due navi, la prima, simbolo della Chiesa, con apostoli/pescatori che raccolgono gli uomini, e l'altra della resurrezione con il profeta Giona, ingoiato da un mostro marino e restituito dopo 3 giorni. In un'altra parete un gregge e un pastore con una pecora sulle spalle. Gli affreschi scomparsi testimoniano sofisticate committenze e la nostra centralità nel IV secolo. Sarebbe un piccolo dono giubilare ripulire la necropoli del luogo scelto dal Papa come primo viaggio.
Maria Antonietta Mongiu