Fino a questa mattina Carbonia e Iglesias erano nella lista delle sei aspiranti mini città metropolitane sarde, insieme a Sassari, Olbia, Nuoro e Oristano. E questo per via di una popolazione superiore ai 25mila abitanti. Ma un emendamento del Pd alla riforma degli Enti locali ha aumentato la soglia demografica a 30mila residenti, ‘declassando’ il Sulcis a rete urbana.
Carbonia e Iglesias finiscono fuori classifica perché fanno contare rispettivamente 28.847 abitanti e 27.292. Per i due centri sulcitani era stata l’Anci Sardegna a chiedere il riconoscimento a mini città metropolitane: tecnicamente l’Associazione dei Comuni parlava di città medie, richiamandosi alla definizione rilanciata da Francesco Pigliaru il 2 dicembre scorso, durante un incontro coi sindaci. Ma il governatore aveva tutt’altro obiettivo: voleva convincere i primi cittadini sulla propria contrarietà rispetto alla moltiplicazione degli enti. Il capo della Giunta, in particolare, aveva fatto notare come in tutta “l’Unione europea esistessero solo 10 città metropolitane”, ragion per cui era “assurdo pretendere che in Sardegna ne venisse istituita più di una”.
L’Anci, però, aveva la necessità di accontentare i territori sul piede di guerra dopo la cancellazione delle nuove Province: di lì la decisione di inserire le mini città metropolitane già nella riforma degli Enti locali, estendendo l’opzione a quanti più centri possibile. Ma il Pd ha marciato per conto proprio, soprattutto sotto la spinta dei Dem sassaresi che non ne hanno voluto sapere di essere equiparati al Sulcis. Non solo: nel Nord-ovest hanno anche avvertito la necessità di marcare la differenza rispetto a Olbia, Nuoro e Oristano, ottenendo un emendamento che fa del Sassarese una vera e propria Città metropolitana bis. È stata chiamata Rete e viene equiparata a quella di Cagliari sia “ai fini dell’assegnazione delle risorse che nella promozione dello sviluppo”, si legge nella modifica.
E se il Sulcis incassa un declassamento, resta ancora senza spiegazione la scelta di Olbia, Nuoro e Oristano di tirarsi fuori dalla riforma. Va premesso che pure queste tre capoluoghi di provincia aspiravano a diventare mini città metropolitana, come nella proposta dell’Anci. Ma adesso in base a una modifica all’articolo 7, per Olbia, Nuoro e Oristano è prevista la possibilità di “non associarsi in Unioni dei Comuni”, a differenza di quanto imposto a tutti gli altri enti locali della Sardegna, “salvo i 17 centri che formano la Città metropolitana di Cagliari“, si legge nell’emendamento.
Con questa prerogativa, Olbia, Nuoro e Oristano possono gestire in autonomia i servizi provinciali di propria competenza. Ma siccome non sono previste risorse aggiuntive né trasferimento di personale, è difficile che le tre città si accollino competenze in più senza un tornaconto economico. Ciò che da più parti fa pensare che la mossa sia solo pre-tattica in vista di una successiva richiesta di risorse non ancora ufficializzata.
Sulla riforma degli Enti locali si torna in aula domani alle 10, dopo il secondo rinvio nel giro di pochi giorni (il primo è di martedì scorso). Il relatore di maggioranza è Roberto Deriu, vicecapogruppo Pd in Consiglio regionale.
Al. Car.
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Foto Giampaolo Cirronis