Cerimonia di presentazione questa mattina, per l'apertura ufficiale di un tesoro nascosto della Cagliari Sotterranea. Il rifugio antiaereo, (sito all'interno dei Giardini Pubblici), diventa luogo di cultura e di esposizione.
A Cagliari un nuovo spazio culturale. Restituito ai cagliaritani e ai turisti, un pezzo importante di storia della città. I grottoni dei Giardini Pubblici, (rifugio antiaereo durante la seconda guerra mondiale), diventano luogo d'arte, di esposizione e di sperimentazione culturale. Domenica alle 12 l'inaugurazione con Maria Papadimitriou (l’artista che ha rappresentato la Grecia alla Biennale di Venezia 2015) con un lavoro su Antonio Gramsci. Presenti il Sindaco Massimo Zedda, l’assessore alla Cultura, Enrica Puggioni e Francesca Ghirra, (consigliere comunale nonché presidente della Commissione Comunale per Cultura - Attività Culturali - Musei – Spettacolo).
A Cagliari i grottoni adiacenti alla Galleria Comunale d'Arte che si affacciano nei Giardini Pubblici diventano spazio museale dedicato al contemporaneo. Da cave di pietra nel Medioevo a rifugi antiaerei durante la guerra, a spazio museale per esposizione temporanee. “Cagliari Capitale Italiana della Cultura 2015” si conclude con l’apertura di nuovo e importante spazio culturale, epicentro delle produzioni e delle residenze artistiche: CARTEƆ - Cava Arte Contemporanea. In origine erano cave di Pietra Cantone, una pietra sedimentaria marina necessaria a ottenere il materiale edilizio con il quale è stata costruita la Cagliari medievale e dei periodi successivi; durante la seconda Guerra Mondiale sono divenuti rifugi antiaerei per la popolazione e per le opere d’arte; nel dopoguerra e fino agli anni Sessanta case per i senzatetto. Ora a Cagliari le cavità che si sviluppano per circa 800 mq ai piedi del lato orientale del colle di Buoncammino - giusto nell’area dei Giardini Pubblici sui quali affaccia la Galleria Comunale d’Arte – diventano una stupefacente sede per esposizioni temporanee, un tassello fondamentale del più ampio complesso museale cittadino, straordinario "trait d'union" naturale tra la Galleria e la Cittadella dei Musei; ma anche uno dei tanti segnali di come Cagliari sta cambiando.
L'APERTURA AL PUBBLICO. L’azione condotta in questi anni dal Comune di Cagliari per una ridefinizione della geografia urbana, attraverso interventi strutturali e con azioni sul tessuto sociale e culturale cittadino, raggiunge oggi un altro risultato importante con la consegna alla città di un luogo di grande suggestione, destinato alle sperimentazioni dell’arte contemporanea, fortemente simbolico e legato alla storia della gente di Cagliari. Il 13 dicembre la performance-installazione "Un uomo del sud-Tra i due mondi", realizzata per “Cagliari Capitale italiana della cultura 2015” da Maria Papadimitriou (l’artista che ha rappresentato la Grecia alla Biennale di Venezia con il padiglione Agrimikà), esito di una residenza artistica nel capoluogo sardo dedicata alla figura del pensatore Antonio Gramsci e ultima produzione di Cagliari Capitale, avrà come scenario proprio i queste grotte che apriranno al pubblico per l’occasione e saranno così ufficialmente inaugurate.
IL PROGETTO. Promuovere significative ricuciture del tessuto urbano, con contesti e scenari nazionali e internazionali, attivando progetti di arte pubblica capaci di coinvolgere le comunità e invitando artisti di fama internazionale - come avvenuto con il progetto “Space is the place/percorsi di arte pubblica” curato per “Cagliari Capitale italiana della cultura 2015” da Maria Paola Zedda - significa anche valorizzare il proprio patrimonio. L’apertura di CarteƆ - Cava Arte Contemporanea, parte integrante dei Musei Civici di Cagliari, intende dunque valorizzare e consolidare il dialogo già avviato tra la cittadinanza e il territorio, i luoghi e gli spazi simbolo. Gli ambienti ipogei della Galleria Comunale d'Arte che si affacciano ai Giardini pubblici diventano spazio creativo e laboratorio d’idee, luogo dove il visitatore potrà sperimentare un'integrazione d’intenso impatto emotivo tra gli ambienti secolari scavati dall'uomo e l'arte contemporanea. Un segno tangibile, in chiusura di un anno densissimo di eventi e iniziative d’arte pubblica e un passaggio di testimone per il 2016, perché la progettualità non cessa e l’azione di rigenerazione urbana su base culturale avviata dal Comune di Cagliari prosegue nei mesi a venire.
“The Cave” a cura di Anna Maria Montaldo è infatti il titolo del progetto già programmato che si svolgerà dal 20 dicembre 2015 fino ad aprile 2016, pensato per CARTEƆ – Cava Arte Contemporanea da Cristian Chironi, artista visivo e performer che utilizza diversi linguaggi, tra cui performance, fotografia, video, disegno e operazioni pubbliche site specific: un lavoro che coinvolgerà il pubblico trasformando lo spazio delle grotte in cantiere sotterraneo, spazio di lavoro e creazione dove si estraggono idee e suggestioni. Quindi ogni anno CARTEƆ – Cava Arte Contemporanea, con un programma di grandi mostre a cura di Anna Montaldo, inviterà un maestro dell'arte contemporanea, la cui ricerca abbia esplorato i temi del sottosuolo, della stratificazione e della guerra per interventi site-specific, progetti di arte pubblica e nuove residenze artistiche nell'ottica di far riemergere dal "sottosuolo" la natura più intima del territorio.
CARTEƆ – CAVA ARTE CONTEMPORANEA: l'intervento di funzionalizzazione e valorizzazione
Le grotte dei Giardini Pubblici sono una cavità interamente artificiale costituita da cinque ambienti comunicanti (“camere”), molto ampi e diversi per estensione e forma, riconducibili ai diversi episodi di progressione dell’attività estrattiva di materiale da costruzione che, a partire da età medievale, ha creato la cavità stessa.
Il progetto che li ha interessati nell’ultima fase d’intervento (una spesa di 220.000 euro finanziata per il 90% attraverso Fondi dell’Unione Europea per il tramite dell’Assessorato alla Cultura e per il restante 10% dal Comune di Cagliari, comprensivo di alcuni materiali divulgativi) ha previsto la rifunzionalizzazione degli spazi delle grotte con un insieme di interventi d’impiantistica e arredo – questi ultimi “totalmente reversibili” - con l’obiettivo di un adeguamento alle necessità di fruizione (illuminazione, climatizzazione e aerazione, percorsi di vista ecc.) nel massimo rispetto della struttura originaria. In quest’ottica, senza modificare in alcun modo gli elementi tipologici e strutturali presenti, ci si è limitati al consolidamento, alla rimozione di alcune piccole porzioni di roccia instabile (bonifica), all’apertura di qualche varco nelle murature aggiunte in epoca recente, all’inserimento degli elementi accessori e degli impianti richiesti dalle esigenze d’uso e dalle normative e all’eliminazione degli elementi estranei all’organismo originario. E’ stato dunque predisposto un percorso che si svolge completamente su un pavimento galleggiante che, assorbendo gli impianti, lascia inalterata la “naturalità” della caverna. Il sistema impiantistico è integrato e ispezionabile e, innervando nelle parti fuori terra una struttura in acciaio industriale, risulta totalmente autonomo rispetto all’involucro roccioso. Per l’allestimento si è scelto un sistema di pannelli metallici che, sospesi nel vuoto della cavità, potranno ospitano le opere in esposizione temporanea o altro ed essere anche rimossi, mentre la suddivisione/separazione dei diversi ambienti costituenti le grotte è stata realizzata con infissi in acciaio e vetro che parzializzando i diversi ambiti spaziali, non spezzano la fluida continuità dello spazio ipogeo. Sono infine stati predisposti impianti generali (idrico sanitario, fognario, elettrico e illuminotecnico e la loro integrazione con impianto di climatizzazione, di illuminazione, antincendio e di rilevazione fumi, TVCC e di diffusione sonora).In particolare l'impianto di illuminazione adottato è tecnologicamente all'avanguardia poiché none esistono in Sardegna, al momento, musei dotati di illuminazione artificiale con controllo e gestione delle temperature di colore.
Gli eventi inaugurali e Maria Papadimitriou “Un uomo dal sud - tra i due mondi”
Sarà in particolare la performance-installazione di Maria Papadimitriou che si terrà il 13 dicembre alle 12.00 negli ambienti suggestivi di CARTEƆ–Cava Arte Contemporanea, a concludere per quest'anno i tanti percorsi d’arte pubblica intracciati a Cagliari con “Space is the place” l’intenso programma curato da Maria Paola Zedda per “Cagliari Capitale della Cultura 2015”. Esito di una residenza artistica dedicata alla figura del pensatore Antonio Gramsci che si è tenuta nel mese di dicembre 2015, il lavoro dell’artista greca prende spunto dalle favole che Gramsci scrisse dal Carcere ai suoi figli ed è ultima produzione per Cagliari Capitale.
Il sottotitolo, Tra i due mondi, mutua le parole da Le ceneri di Gramsci di Pier Paolo Pasolini, un’ode ai piedi della tomba del grande pensatore sardo, sita nel Cimitero Acattolico per stranieri e apolidi di Testaccio a Roma, un monito a ripensare la storia e il presente. Maria Papadimitriou ci invita infatti, nella sua opera, ad abitare la soglia tra i due mondi, la vita e la morte, e a collocarci - e a collocare Gramsci - in una dimensione dove il pensiero dicotomico si incrina, tra la libertà e la condizione detentiva, il proletariato urbano e la condizione rurale, l’impegno politico e gli affetti familiari. Il lavoro insiste intorno a una zona opaca su cui si costruisce (o ri-costruisce) la biografia del grande pensatore. In Gramsci l’isolamento, la segregazione, la singolarità, la solitudine diventano grazie alla persistenza della relazione con il reale e con l’ideale rivoluzionario, una forma di imperscrutabile regalità, di unicità cognitiva. In questa zona opaca, riduzione dello spazio abitativo e relazionale, il tempo acquisisce una dimensione tattile, fisica. “Il tempo mi appare una cosa corpulenta da quando lo spazio non esiste più per me”. In questo tempo Gramsci scrive le lettere che indirizza ai suoi cari, in particolare ai suoi figli, lettere che mostrano l’intimità, in un pensiero semplice ma sempre coerente, la ricerca di persistere ogni giorno nel mantenimento della relazione con il reale.. In una soglia tra passato e futuro, riecheggia l’infanzia in Sardegna, tra Ales e Ghilarza, ma anche l’adolescenza cagliaritana.
Maria Papadimitriou ci conduce in questo Gramsci, in questo interregno, in questo Ade di animali, di ricordi, di tracce e di resistenza. Nell’attaccamento al reale di un uomo che viene dal Sud, e che della questione meridionale ha fatto la sua lotta. Un Sud che oggi nella lettura di Maria Papadimitriou diventa un topos, un luogo ideale, una dimensione del pensiero, e una risposta a un’Europa che, stretta nella sua vis democratica arroccata nei suoi confini, sta mostrando alcuni limiti delle sue fondamenta.
Il lavoro vede la partecipazione di cittadini e in particolare degli studenti del CPIA, istituto che oggi è attivo nella formazione di coloro che per motivi diversi si trovano nella condizione di studiare da adulti, e che in questo percorso di formazione intravedono la possibilità di una seconda vita. Formazione e istruzione come scelta, questa volta di natura anche esperienziale, e come risposta alla crisi, anche per senso etimologico. Legato all'evento della Papadimitrou, verrà presentato anche il lavoro del fotografo Alessandro Toscano che in questi anni nel Carcere di Buoncammino ha raccolto storie e immagini insieme ai detenuti, grazie alla collaborazione con l'Associazione UBOOT, della Direzione Circondariale e dell'Area Educativa di Buoncammino, mentre in piena sintonia tematica questo weekend tra i progetti di rete finanziati per “Cagliari Capitale della Cultura 2015” “Monumenti di pace” condurrà il pubblico in percorsi e visite guidate alla scoperta dei rifugi antiaerei della Seconda Guerra Mondiale diffusi del territorio.
LA STORIA. Alla base del ripido costone roccioso che delimita, verso il viale San Vincenzo, il colle di Buoncammino, subito dietro la galleria Comunale d'Arte si apre l'ingresso di una grande ed antica cavità sotterranea che conduce fino ai Giardini Pubblici. Questa è costituita da un insieme di ambienti molto ampi, tra loro in comunicazione, che vennero realizzati durante il medioevo per estrarre i blocchi di pietra da costruzione, necessari per la realizzazione degli edifici dell'epoca. Si tratta quindi di una cava di pietra che, nel tempo, è stata utilizzata per vari usi; in particolare, durante la seconda guerra mondiale, venne adibita a rifugio antibombardamento, realizzando dei muri di protezione e delle panche in muratura per accogliere i rifugiati. Al termine della guerra la cava fu ancora adoperata come abitazione da parte della popolazione che aveva avuto distrutta la propria casa dai bombardamenti, per poi diventare una discarica in cui ci si poteva trovare di tutto: dal carro funebre dell'Ottocento alla Pietà di gesso del Ciusa. All'inizio del 2002 la cavità è stata ripulita a predisposta per un suo recupero alla fruizione pubblica. Al suo interno si possono ancora notare, sia sulle pareti che nel soffitto, i segni lasciati dagli attrezzi dei cavatori dell'epoca, e sono ancora ben visibili i resti dei fronti di cava dai quali venivano estratti i blocchi da costruzione; si possono osservare inoltre alcune scritte incise nelle pareti durante l'800. Nelle immediate adiacenze di questa cava, durante i lavori di sistemazione del piazzale, è stato riportato alla luce anche un pozzo, le cui caratteristiche ricordano, molto da vicino, quelle dei grandi pozzi di Castello, che è stato oggetto di una campagna di studio e rilevamento ad opera del Gruppo Speleo Archeologico Giovanni Spano. Scavato interamente nella roccia è profondo 62 metri e presenta una forma quadrangolare, con i lati di 2,80x2,40 metri all'imboccatura e di 2,80x4,00 metri al fondo. (Alessandro Congia Castedduonline.it)